Quando ti passa la voglia di prendere lezioni
- davenrkUtente attivo
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Quando ti passa la voglia di prendere lezioni
Quando ho guardato questi video, la loro chiarezza e semplicità, ed i concetti insegnati, la prima cosa che ho pensato è che molto probabilmente nessun maestro in zona mi potrà insegnare così.
Sto parlando di lezioni singole, non parliamo poi dei corsi...
Voi direte, sono le cose basilari, qualsiasi maestro deve insegnartele.....ma concetti come nel diritto che non bisogna portare la racchetta dietro ma lateralmente ed è poi il resto del movimento in accelerazione che la porta indietro, oppure la spiegazione della unit turn, che deve girare solo il busto, che la testa inizialmente deve rimanere girata verso la palla, ecc ecc....ma chi te li spiega???
Mi verrebbe voglia di imparare da autodidatta, di cercare un palleggiatore economico o addirittura di comprare un cesto di palline e portarmi mia moglie a buttarmi le palline per ripetizioni (ma questo lo so già, mi costerebbe alla lunga più del maestro )
E' una provocazione, alla fine dovrò andare da un maestro, ma il dubbio continuerà a rimanere...
- OspiteOspite
Re: Quando ti passa la voglia di prendere lezioni
Non c'è come la formazione quale disciplina senza verità assolute, in particolar modo se si parla di metodologia.
Nel tennis, poi, l'evoluzione è passata dalla più naturale autodidattica (uno su tutti, Bill Tilden imparò a giocare da solo e divenne uno dei primi e, per certi versi, ancora valido oggi come oggi, codificatori di gesti e dinamiche di questo sport), all'insegnamento di maestri in lezioni individuali, per poi giungere ai corsi collettivi della seconda metà del secolo scorso, alla più contemporanea videoanalisi.
Se tocchiamo, poi, il tema della tecnica esecutiva, si apre un mondo di opzioni dove, non per forza di cose, quanto sia più gettonato in un determinato periodo debba essere per forza di cose più recente, tantomeno più efficace in senso assoluto.
La presa western, tanto in voga nel tennis degli ultimi 20 anni, si usava già all'inizio del secolo scorso, come tutte le altre, peraltro.
Il rovescio a due mani fatto diventare famoso da Borg, era d'uso anche decenni prima, benchè con differenti fortune.
La continental, definita, spesso, come l'impugnatura classica, divenne l'impugnatura per definizione, in particolare, negli anni 50/60/70 per vià del loro impiego nella scuola australiana, ai tempi considerata da tutti un esempio da seguire, in quanto puntando molto sul gioco a rete o, addirittura, sul serve and voley, trovava in questa presa l'ideale per ottimizzare tale gioco; Bill Tilden, già citato prima, invece usava una eastern 30/40 anni prima.
Per dire che non c'è la formazione perfetta, tantomeno quella migliore di altra, ci può solo essere una formazione efficace ed una inefficace, ma non è la metodologia da sola a poter decretare ciò', semmai il suo abbinamento, con il contesto situazionale e l'impatto con i singoli individui, ognuno dei quali ha attitudini diverse l'uno dall'altro. C'è chi ha fortemente bisogno e d apprezza una guida forte e chiara, chi preferisce muoversi con maggiore autonomia, chi non si accontenta delle spiegazioni, ma necessità di immagini esemplificative, chi non sopporta la competizione anche durante la didattica (perchè è presente anche in tali frangenti!) e chi, invece, è maggiormente stimolato proprio dal mettersi a confronto con altri o, magari, è a soggezione di fronte all'esame continuo di un solo maestro tutto per lui, ecc. ecc.,
Quindi, diventa inutile sforzarsi di etichettare cosa sia meglio di cosa.
L'importate è attivare il meccanismo di volersi migliorare, attraverso un percorso di impegno analitico ed esercizio pratico su se stessi. Lo si può svolgere autonomamente, magari con l'aiuto di un manuale scritto, piuttosto che con l'analisi di un video (il web ha aperto incredibili orizzonti in tal senso), perchè no, con un maestro, facendosi aiutare da un amico, conoscente o, infine, con l'insieme di molte di queste soluzioni.
Quello che mi sento di affermare con convinzione è, semmai, cercare di avere, darsi un metodo, non ha importanza quale, molti di noi potrebbero non sapere neanche cosa possa significare darsi un metodo, ma è l'unica forma di ordine organizzato che possa migliore l'efficacia di ogni azione umana. Definiamo un obiettivo, decidiamo quali debbano essere le nostre fonti di informazioni per perseguirlo e programmiamo un percorso, appuntamenti costanti, definizione delle esercitazioni da fare, come e con chi, diamoci dei tempi e, se intendiamo avvalerci di risorse terze, perchè no, un budget economico. A questo punto non rimane che buttarsi a testa bassa convinti e risoluti fino alla fine del programma definito, dopo di che si tireranno le somme e applicheranno le eventuali necessarie modifiche metodologiche.
- gio2012Veterano
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Re: Quando ti passa la voglia di prendere lezioni
Quei pochi che ho trovato sono bravi, bravissimi, mi hanno dato un'impostazione esagerata bella da vedere, efficace sui colpi. Ecco, il problema semmai è l'efficacia... ore ed ore passate sull'ovalizzazione del dritto e su dove mettere e come mettere i piedi è stato bello, ma le palle arrivavano belle comode. Quindi un conto è l'efficacia del colpo, un altro è la sua efficacia durante una partita. Il servizio? sono uno dei pochi 50 enni che ha iniziato a 45 anni che fa lift, slice e piatto... ma ci metto 5 minuti a concentrarmi per non sbagliare...
secondo me bisogna alternare lavoro di tecnica, ritmo/palleggio, partitelle. sulla tecnica all'inizio va bene fare un po' di tutto, poi meglio concentrarsi su un solo colpo, ma forse ha anche senso ragionare che durante la stagione invernale faccio tecnica in 2 o 3, poi durante quella estiva gioco e basta.
- davenrkUtente attivo
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Re: Quando ti passa la voglia di prendere lezioni
Dagoberto ha scritto:Post molto interessante.
Non c'è come la formazione quale disciplina senza verità assolute, in particolar modo se si parla di metodologia.
Nel tennis, poi, l'evoluzione è passata dalla più naturale autodidattica (uno su tutti, Bill Tilden imparò a giocare da solo e divenne uno dei primi e, per certi versi, ancora valido oggi come oggi, codificatori di gesti e dinamiche di questo sport), all'insegnamento di maestri in lezioni individuali, per poi giungere ai corsi collettivi della seconda metà del secolo scorso, alla più contemporanea videoanalisi.
Se tocchiamo, poi, il tema della tecnica esecutiva, si apre un mondo di opzioni dove, non per forza di cose, quanto sia più gettonato in un determinato periodo debba essere per forza di cose più recente, tantomeno più efficace in senso assoluto.
La presa western, tanto in voga nel tennis degli ultimi 20 anni, si usava già all'inizio del secolo scorso, come tutte le altre, peraltro.
Il rovescio a due mani fatto diventare famoso da Borg, era d'uso anche decenni prima, benchè con differenti fortune.
La continental, definita, spesso, come l'impugnatura classica, divenne l'impugnatura per definizione, in particolare, negli anni 50/60/70 per vià del loro impiego nella scuola australiana, ai tempi considerata da tutti un esempio da seguire, in quanto puntando molto sul gioco a rete o, addirittura, sul serve and voley, trovava in questa presa l'ideale per ottimizzare tale gioco; Bill Tilden, già citato prima, invece usava una eastern 30/40 anni prima.
Per dire che non c'è la formazione perfetta, tantomeno quella migliore di altra, ci può solo essere una formazione efficace ed una inefficace, ma non è la metodologia da sola a poter decretare ciò', semmai il suo abbinamento, con il contesto situazionale e l'impatto con i singoli individui, ognuno dei quali ha attitudini diverse l'uno dall'altro. C'è chi ha fortemente bisogno e d apprezza una guida forte e chiara, chi preferisce muoversi con maggiore autonomia, chi non si accontenta delle spiegazioni, ma necessità di immagini esemplificative, chi non sopporta la competizione anche durante la didattica (perchè è presente anche in tali frangenti!) e chi, invece, è maggiormente stimolato proprio dal mettersi a confronto con altri o, magari, è a soggezione di fronte all'esame continuo di un solo maestro tutto per lui, ecc. ecc.,
Quindi, diventa inutile sforzarsi di etichettare cosa sia meglio di cosa.
L'importate è attivare il meccanismo di volersi migliorare, attraverso un percorso di impegno analitico ed esercizio pratico su se stessi. Lo si può svolgere autonomamente, magari con l'aiuto di un manuale scritto, piuttosto che con l'analisi di un video (il web ha aperto incredibili orizzonti in tal senso), perchè no, con un maestro, facendosi aiutare da un amico, conoscente o, infine, con l'insieme di molte di queste soluzioni.
Quello che mi sento di affermare con convinzione è, semmai, cercare di avere, darsi un metodo, non ha importanza quale, molti di noi potrebbero non sapere neanche cosa possa significare darsi un metodo, ma è l'unica forma di ordine organizzato che possa migliore l'efficacia di ogni azione umana. Definiamo un obiettivo, decidiamo quali debbano essere le nostre fonti di informazioni per perseguirlo e programmiamo un percorso, appuntamenti costanti, definizione delle esercitazioni da fare, come e con chi, diamoci dei tempi e, se intendiamo avvalerci di risorse terze, perchè no, un budget economico. A questo punto non rimane che buttarsi a testa bassa convinti e risoluti fino alla fine del programma definito, dopo di che si tireranno le somme e applicheranno le eventuali necessarie modifiche metodologiche.
Le variabili in effetti sono molte, è un percorso estremamente soggettivo, c’è chi può passare una vita a fare corsi e lezioni ed imparare poco o nulla, e chi al contrario impara a giocare da autodidatta esibendo una tecnica sopraffina.
L’importanza del metodo, è vero, ma chi lo deve stabilire? Prendendo lezioni/corsi chiaramente il maestro, molto più difficile stabilire un metodo da autodidatti.
Programmazione, stesso discorso, prendendo lezioni singole è più facile farlo, più difficile in un corso collettivo.
Sul discorso della tecnica, beh è chiaro che dipende dal contesto storico di riferimento, è ovvio che ora nessun maestro si metterà ad insegnare, che ne so, impugnature “poco moderne” come la continental sia per diritto che rovescio e servizio…per esempio, o diritti e rovesci “classici”.
Sarebbe bello e stimolante fare un percorso in autonomia, ma è, in pratica, molto complicato, per esempio ho iniziato a fare ripetizioni di diritto su un muro, riprendendomi con il cellulare e analizzando poi il movimento sul pc a casa. Posso capire più o meno dove e cosa sbaglio, potrò anche migliorare, ma prima o poi avrò bisogno di qualcuno che mi dirà sul campo effettivo cosa sbaglio e come migliorare, amico/conoscente/maestro che sia, in situazioni completamente diverse e più difficili che colpire la palla su un muro.
I miei dubbi iniziali riguardano non tanto il metodo di insegnamento, che per forza di cose varia, quanto i concetti teorici che vengono insegnati: quali sono i fondamentali (diritto “moderno” o classico, o quale apertura, ecc. ecc.) e come farli propri in modo indelebile? Analizzando quei (pochi) video sui fondamentali, vengono espressi dei concetti molto chiari, facili e logici, che, credo, tutti i professionisti del settore debbano saper insegnare e mettere in pratica, come concetti di base, l’ABC. Se non fosse così, almeno nel mio caso, mi si insinuerebbe fin da subito il dubbio, sulla competenza del maestro di turno.
- davenrkUtente attivo
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Re: Quando ti passa la voglia di prendere lezioni
gio2012 ha scritto:a me è passata la voglia. sono malato d tecnica e di tecnicismi, di biomeccanica, di fisica applicata e quindi cercavo maestri competenti, ne ho trovati pochi, da quelli che consigliano le racchette leggere ("perchè non ti fai male") a quelli che non sanno dove dirti di mettere i piedi in un rovescio ad una mano.
Quei pochi che ho trovato sono bravi, bravissimi, mi hanno dato un'impostazione esagerata bella da vedere, efficace sui colpi. Ecco, il problema semmai è l'efficacia... ore ed ore passate sull'ovalizzazione del dritto e su dove mettere e come mettere i piedi è stato bello, ma le palle arrivavano belle comode. Quindi un conto è l'efficacia del colpo, un altro è la sua efficacia durante una partita. Il servizio? sono uno dei pochi 50 enni che ha iniziato a 45 anni che fa lift, slice e piatto... ma ci metto 5 minuti a concentrarmi per non sbagliare...
secondo me bisogna alternare lavoro di tecnica, ritmo/palleggio, partitelle. sulla tecnica all'inizio va bene fare un po' di tutto, poi meglio concentrarsi su un solo colpo, ma forse ha anche senso ragionare che durante la stagione invernale faccio tecnica in 2 o 3, poi durante quella estiva gioco e basta.
sull'efficacia non saprei che dirti, nella mia ignoranza ti direi che, se il colpo è tecnicamente eseguito a dovere, dovrebbe essere anche efficace, ma evidentemente non è così. Di certo, dovendo scegliere tra le due, l'efficacia è il requisito basilare, anche a scapito dell'eleganza del movimento. Non saprei, ti dirò magari più in là, spero.
- davenrkUtente attivo
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Re: Quando ti passa la voglia di prendere lezioni
- OspiteOspite
Re: Quando ti passa la voglia di prendere lezioni
Questo per dire che la formazione può e, forse, deve essere caraterizzata da un insieme di contesti con i quali affinare un proprio modo di giocare che sia un po' meno ortodosso tanto da permetterci di essere sufficientemente efficaci e anche ad un livello amatoriale ciò vale; quante volte succede che buoni giocatori dall'impostazione molto ortodossa le prendono dal tennista che ha preso in mano la raccheta un paio di anni prima e gioca in modo tutto strano, ma ti fa una sequenza di punti inaspettati? Dubito fortemente che a Santorò qualcuno abbia insegnato quel suo modo di giocare a tennis. Mc Enroe, uno a caso ( ) ha avuto grandi maestri, tra i quali anche Hopman, grande guru degli ausrtraliani degli anni 50/60, ma alla fine ha consolidato un tennis tutto suo, per alcuni versi anche atipico rispetto i dettati più ortodossi, i suoi detrattori, pochi per la verità, definivano il suo tennis tennis ping pong, ma ha vinto come pochi. Insomma, intendo dire, che un buon percorso con un buon maestro è importante, forse, per certi versi fondamentale, ma non è tutto, da li bisogna poi costruire il proprio tennis e come se non con l'autodidattica, con i video, facendo ore e ore di palleggi al muro, allenando in solitaria il servizio e via dicendo. Nessun buon maestro potràmai insegnare un tennis di per se vincente, l'apassionato che ci riesce ci ha messo del suo! Chi stabilisce il metodo?
Ognuno per se stesso, non c'è un metodo sbagliato o un metodo giusto, l'importante e darsi un metodo, un sistema, fare le cose con ordine e studiate prima a tavolino. Insomma, un programma dilavoro e alla fine del percorso pianificato si tieranno le somme decretando quanto si siano raggiunti gli obiettivi o meno. Tutto qui. In fondo basta avere un po' più di sicurezza in se stessi.
- albs77Fedelissimo
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Re: Quando ti passa la voglia di prendere lezioni
Quando una tecnica non produce i risultati sperati, vuol dire fondamentalmente che è sbagliata, anche se potrebbe essere colpa di un dettaglio apparentemente insignificante.
Da un punto di vista biomeccanico, piccoli errori nell'efficacia sono valutabili come macroscopici e quindi più facilmente risolvibili se guardati da questo punto di vista.
Puoi fare un dritto "perfetto", ma se non sai mettere il peso sulla palla di la arriva leggera. Di fatti è un dritto "sbagliato", tanto quanto una movimento a "zappata".
Io sono un appassionato di tecnica, da ex judoka non potrebbe essere altrimenti.
La tecnica però è uno strumento che serve a raggiungere un duplice obiettivo: l'efficacia unita alla ripetibilità ,che metto assieme perchè il colpo fortunoso della domenica non fa statistica, e il "risparmio energetico" nell'esecuzione del gesto.
Presi due colpi con la stessa efficacia, il gesto maggiormente tecnico è quello che richiede anche il minimo sforzo.
La giusta tecnica diventa obbligatoria quando si vuole raggiungere alti livelli di efficienza, ma abbiamo già superato da un pezzo il livello Amatoriale.
Focalizzarsi sulla tecnica è un ottimo investimento per il futuro, l'unico anzi, ma nel contingente serve anche tener sempre a mente il livello di efficienza che si riesce a produrre nel periodo dell'apprendimento.
- OspiteOspite
Re: Quando ti passa la voglia di prendere lezioni
albs77 ha scritto:Più che la tecnica conta la biomeccanica, perchè la biomeccanica è a servizio dell'efficacia.
Quando una tecnica non produce i risultati sperati, vuol dire fondamentalmente che è sbagliata, anche se potrebbe essere colpa di un dettaglio apparentemente insignificante.
Da un punto di vista biomeccanico, piccoli errori nell'efficacia sono valutabili come macroscopici e quindi più facilmente risolvibili se guardati da questo punto di vista.
Puoi fare un dritto "perfetto", ma se non sai mettere il peso sulla palla di la arriva leggera. Di fatti è un dritto "sbagliato", tanto quanto una movimento a "zappata".
Io sono un appassionato di tecnica, da ex judoka non potrebbe essere altrimenti.
La tecnica però è uno strumento che serve a raggiungere un duplice obiettivo: l'efficacia unita alla ripetibilità ,che metto assieme perchè il colpo fortunoso della domenica non fa statistica, e il "risparmio energetico" nell'esecuzione del gesto.
Presi due colpi con la stessa efficacia, il gesto maggiormente tecnico è quello che richiede anche il minimo sforzo.
La giusta tecnica diventa obbligatoria quando si vuole raggiungere alti livelli di efficienza, ma abbiamo già superato da un pezzo il livello Amatoriale.
Focalizzarsi sulla tecnica è un ottimo investimento per il futuro, l'unico anzi, ma nel contingente serve anche tener sempre a mente il livello di efficienza che si riesce a produrre nel periodo dell'apprendimento.
Non vorrei aver dato l'impressione di affermare che la tecnica non sia importante.
Se è così, sono stato frainteso (probabilmente l'esempio estremo di Santorò - gioca proprio male, brutto da vedere - è stato fuorviante).
Il mio intervento voleva sottolineare solo che difficilmente un maestro potrà nelle poche ore che ha a disposizione trasfeririti quei dettagli, quelle singolarità, quelle sporcature che abbinate ad una solida tecnica di base, sulla quale invece sicuramente focalizzerà il suo lavoro, rendono un buon tennis un tennis rognoso per il tuo avversario.
In questo senso è importante arricchire il proprio tennis con azioni aggiutive, quindi capacità di emulare, videoanalisi, autodidattica, ecc., ecc.
Difficilmente un maestro ti insegnerà a servire come serviva McEnroe, ma quel servizio era devastante per i suoi avversari per buona parte proprio per la sua atipicità.
Chi, ai tempi, avrebbe insegnato il rovescio di Borg?
Ovviamente, per un giocatore amatoriale, avere una buona tecnica di base è già molto, ma potrebbe anche non bastare rispetto ad un altro amatore con altrettanta buona tecnica e un maestro non riuscirà mai ad arricchirti di quelle peculiarità che solo un lavoro in autonomia con il proprio io possono far maturare.
- nw-tVeterano
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Re: Quando ti passa la voglia di prendere lezioni
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Re: Quando ti passa la voglia di prendere lezioni
La leggenda narra che al muro si esercitasse con palleggi estenuanti da un numero infinito di ripetizioni, probabilmente una versione più vintage di quello che papà Agassi si inventò per il figlio già in tenera età con il drago spara palle (ai tempi di Borg non c'erano le sparapalle ).
Se avessi responsabilità di governo in qualche amministrazione comunale proporrei di realizzare dei muri di allenamento pubblici nei tanti giardinetti della città, costerebbero poco e servirebero a far avvicinare al tennis molte persone, fornendo anche un utile strumento di allenamento per molti appassionati.
- albs77Fedelissimo
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Re: Quando ti passa la voglia di prendere lezioni
Dagoberto ha scritto:albs77 ha scritto:Più che la tecnica conta la biomeccanica, perchè la biomeccanica è a servizio dell'efficacia.
Quando una tecnica non produce i risultati sperati, vuol dire fondamentalmente che è sbagliata, anche se potrebbe essere colpa di un dettaglio apparentemente insignificante.
Da un punto di vista biomeccanico, piccoli errori nell'efficacia sono valutabili come macroscopici e quindi più facilmente risolvibili se guardati da questo punto di vista.
Puoi fare un dritto "perfetto", ma se non sai mettere il peso sulla palla di la arriva leggera. Di fatti è un dritto "sbagliato", tanto quanto una movimento a "zappata".
Io sono un appassionato di tecnica, da ex judoka non potrebbe essere altrimenti.
La tecnica però è uno strumento che serve a raggiungere un duplice obiettivo: l'efficacia unita alla ripetibilità ,che metto assieme perchè il colpo fortunoso della domenica non fa statistica, e il "risparmio energetico" nell'esecuzione del gesto.
Presi due colpi con la stessa efficacia, il gesto maggiormente tecnico è quello che richiede anche il minimo sforzo.
La giusta tecnica diventa obbligatoria quando si vuole raggiungere alti livelli di efficienza, ma abbiamo già superato da un pezzo il livello Amatoriale.
Focalizzarsi sulla tecnica è un ottimo investimento per il futuro, l'unico anzi, ma nel contingente serve anche tener sempre a mente il livello di efficienza che si riesce a produrre nel periodo dell'apprendimento.
Non vorrei aver dato l'impressione di affermare che la tecnica non sia importante.
Se è così, sono stato frainteso (probabilmente l'esempio estremo di Santorò - gioca proprio male, brutto da vedere - è stato fuorviante).
Il mio intervento voleva sottolineare solo che difficilmente un maestro potrà nelle poche ore che ha a disposizione trasfeririti quei dettagli, quelle singolarità, quelle sporcature che abbinate ad una solida tecnica di base, sulla quale invece sicuramente focalizzerà il suo lavoro, rendono un buon tennis un tennis rognoso per il tuo avversario.
In questo senso è importante arricchire il proprio tennis con azioni aggiutive, quindi capacità di emulare, videoanalisi, autodidattica, ecc., ecc.
Difficilmente un maestro ti insegnerà a servire come serviva McEnroe, ma quel servizio era devastante per i suoi avversari per buona parte proprio per la sua atipicità.
Chi, ai tempi, avrebbe insegnato il rovescio di Borg?
Ovviamente, per un giocatore amatoriale, avere una buona tecnica di base è già molto, ma potrebbe anche non bastare rispetto ad un altro amatore con altrettanta buona tecnica e un maestro non riuscirà mai ad arricchirti di quelle peculiarità che solo un lavoro in autonomia con il proprio io possono far maturare.
Dago, Il mio intervento non era assolutamente in risposta al tuo, che ho apprezzato; voleva essere un arricchimento della discussione in genere.
Io sono per la tecnica sempre e comunque, perché credo che sia l'unica strada per raggiungere traguardi soddisfacenti (per me).
Il problema è che vedo troppa gente ossessionata non dalla tecnica ma dalla postura , che non danno poi così importanza al risultato, relegandolo ad obiettivo secondario. E' come se per queste persone esecuzione tecnica corretta e risultato efficace fossero due cose distinte, tale che sia possibile eseguire un gesto corretto senza però ottenere un equivalemnte risultato, cosa in cui non credo assolutamente.
Spesso quei gesti sono solo esteticamente corretti, ma mancano le basi biomeccaniche che sono necessarie per ottenere il risultato sperato.
Anche io ho sofferto e in parte soffro ancora di "perfezionismo stilistico" in alcuni aspetti, soprattutto quando nessuno mi ha davvero spiegato a cosa serve un determinato movimento, per cui mi limito semplicemente a ripeterlo ,sbagliando sicuramente senza peraltro avere gli strumenti, la conoscenza biomeccanica appunto, per potermi correggere.
- OspiteOspite
Re: Quando ti passa la voglia di prendere lezioni
Condivido il tuo pensiero, argomentazioni di buon senso.albs77 ha scritto:Dagoberto ha scritto:albs77 ha scritto:Più che la tecnica conta la biomeccanica, perchè la biomeccanica è a servizio dell'efficacia.
Quando una tecnica non produce i risultati sperati, vuol dire fondamentalmente che è sbagliata, anche se potrebbe essere colpa di un dettaglio apparentemente insignificante.
Da un punto di vista biomeccanico, piccoli errori nell'efficacia sono valutabili come macroscopici e quindi più facilmente risolvibili se guardati da questo punto di vista.
Puoi fare un dritto "perfetto", ma se non sai mettere il peso sulla palla di la arriva leggera. Di fatti è un dritto "sbagliato", tanto quanto una movimento a "zappata".
Io sono un appassionato di tecnica, da ex judoka non potrebbe essere altrimenti.
La tecnica però è uno strumento che serve a raggiungere un duplice obiettivo: l'efficacia unita alla ripetibilità ,che metto assieme perchè il colpo fortunoso della domenica non fa statistica, e il "risparmio energetico" nell'esecuzione del gesto.
Presi due colpi con la stessa efficacia, il gesto maggiormente tecnico è quello che richiede anche il minimo sforzo.
La giusta tecnica diventa obbligatoria quando si vuole raggiungere alti livelli di efficienza, ma abbiamo già superato da un pezzo il livello Amatoriale.
Focalizzarsi sulla tecnica è un ottimo investimento per il futuro, l'unico anzi, ma nel contingente serve anche tener sempre a mente il livello di efficienza che si riesce a produrre nel periodo dell'apprendimento.
Non vorrei aver dato l'impressione di affermare che la tecnica non sia importante.
Se è così, sono stato frainteso (probabilmente l'esempio estremo di Santorò - gioca proprio male, brutto da vedere - è stato fuorviante).
Il mio intervento voleva sottolineare solo che difficilmente un maestro potrà nelle poche ore che ha a disposizione trasfeririti quei dettagli, quelle singolarità, quelle sporcature che abbinate ad una solida tecnica di base, sulla quale invece sicuramente focalizzerà il suo lavoro, rendono un buon tennis un tennis rognoso per il tuo avversario.
In questo senso è importante arricchire il proprio tennis con azioni aggiutive, quindi capacità di emulare, videoanalisi, autodidattica, ecc., ecc.
Difficilmente un maestro ti insegnerà a servire come serviva McEnroe, ma quel servizio era devastante per i suoi avversari per buona parte proprio per la sua atipicità.
Chi, ai tempi, avrebbe insegnato il rovescio di Borg?
Ovviamente, per un giocatore amatoriale, avere una buona tecnica di base è già molto, ma potrebbe anche non bastare rispetto ad un altro amatore con altrettanta buona tecnica e un maestro non riuscirà mai ad arricchirti di quelle peculiarità che solo un lavoro in autonomia con il proprio io possono far maturare.
Dago, Il mio intervento non era assolutamente in risposta al tuo, che ho apprezzato; voleva essere un arricchimento della discussione in genere.
Io sono per la tecnica sempre e comunque, perché credo che sia l'unica strada per raggiungere traguardi soddisfacenti (per me).
Il problema è che vedo troppa gente ossessionata non dalla tecnica ma dalla postura , che non danno poi così importanza al risultato, relegandolo ad obiettivo secondario. E' come se per queste persone esecuzione tecnica corretta e risultato efficace fossero due cose distinte, tale che sia possibile eseguire un gesto corretto senza però ottenere un equivalemnte risultato, cosa in cui non credo assolutamente.
Spesso quei gesti sono solo esteticamente corretti, ma mancano le basi biomeccaniche che sono necessarie per ottenere il risultato sperato.
Anche io ho sofferto e in parte soffro ancora di "perfezionismo stilistico" in alcuni aspetti, soprattutto quando nessuno mi ha davvero spiegato a cosa serve un determinato movimento, per cui mi limito semplicemente a ripeterlo ,sbagliando sicuramente senza peraltro avere gli strumenti, la conoscenza biomeccanica appunto, per potermi correggere.
Sai, penso ci possa essere un altro aspetto che ci possa condizionare e che ci spinga a focalizzare l'attenzione sulla mera tecnica, chiamiamola asettica.
Il gioco del tennis è, come noto, una brutta bestia, infarcito da concatenazioni psicologiche, dove drammi personali e legati alla nostra autostima ci fanno, a volte, far stare letteralmente male quando non riusciamo in quello che vorremmo, quando non riusciamo a mettere in campo il meglio di noi, quando, nonostante tutto, non si vince ed il nostro ego ne esce con le orecchie basse.
Allora, può emergere un sentimento di allontanamento inconscio, fuggiamo ciò che ci fa stare più male, dimentichiamo l'essenza di quello che accade e ci concentriamo sull'unica cosa che, probabilmente, può rappresentare una buona scusa, la tecnica che, ovviamente, non è mai abbastanza adeguata, in particolar modo per un amatore, fungendo da nostro alibi ideale.
Ecco, quindi, che trovata la scusa ci si concentra con tutto se stessi sull'esecuzione, sul movimento più ortodosso che riusciamo ad immaginare pensando che in questo modo si possano, finalmente, risolvere i nostri problemi esistenziali (nell'ambito del tennis, ben inteso ...), avviando un'inarrestabile girandola dalla quale non si esce più.
- davenrkUtente attivo
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Re: Quando ti passa la voglia di prendere lezioni
[Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link] ha scritto:un buon percorso con un buon maestro è importante, forse, per certi versi fondamentale, ma non è tutto, da li bisogna poi costruire il proprio tennis e come se non con l'autodidattica, con i video, facendo ore e ore di palleggi al muro, allenando in solitaria il servizio e via dicendo.
mi sembra un approccio sensato, ed infatti è quello che avevo in mente di percorrere, magari anche con esercizi mirati suggeriti dal maestro da fare da solo.
- davenrkUtente attivo
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Re: Quando ti passa la voglia di prendere lezioni
nel mio caso voglio focalizzarmi per bene sulla tecnica, anche perché, sperando di giocare per diverso tempo, se non la imparo fin da subito rischio di metabolizzare movimenti e colpi sbagliati, diventando poi ancora più complicati da correggere
- davenrkUtente attivo
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Re: Quando ti passa la voglia di prendere lezioni
[Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link] ha scritto:Il problema è che vedo troppa gente ossessionata non dalla tecnica ma dalla postura , che non danno poi così importanza al risultato, relegandolo ad obiettivo secondario. E' come se per queste persone esecuzione tecnica corretta e risultato efficace fossero due cose distinte, tale che sia possibile eseguire un gesto corretto senza però ottenere un equivalemnte risultato, cosa in cui non credo assolutamente.
Spesso quei gesti sono solo esteticamente corretti, ma mancano le basi biomeccaniche che sono necessarie per ottenere il risultato sperato.
l'insegnamento della tecnica comprende anche per forza di cose una componente di biomeccanica, non ne vedo il problema, forse ti riferisci a quelli che sono "belli da vedere" ma che rimangono poco efficaci nei colpi?
- davenrkUtente attivo
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Re: Quando ti passa la voglia di prendere lezioni
[Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link] ha scritto:Se avessi responsabilità di governo in qualche amministrazione comunale proporrei di realizzare dei muri di allenamento pubblici nei tanti giardinetti della città, costerebbero poco e servirebero a far avvicinare al tennis molte persone, fornendo anche un utile strumento di allenamento per molti appassionati.
è difficile trovare muri di allenamento anche nei circoli, figuriamoci a livello comunale.
personalmente lo trovo, oltre che utile, pure divertente...
- nw-tVeterano
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Re: Quando ti passa la voglia di prendere lezioni
- davenrkUtente attivo
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Re: Quando ti passa la voglia di prendere lezioni
magari mi sbaglio, ma credo lui si riferisca più che altro all'efficienza dei colpi, ovvero, a parità di esecuzione è migliore il colpo che necessita di minor sforzo energetico.
- nw-tVeterano
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Re: Quando ti passa la voglia di prendere lezioni
- AlexVeterano
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Re: Quando ti passa la voglia di prendere lezioni
- OspiteOspite
Re: Quando ti passa la voglia di prendere lezioni
ma perchè state facendo la distinzione tra tecnica e biomeccanica ? la tecnica del tennis include necessariamente la biomeccanica, altrimenti sarebbero soltanto colpi sterili da guardare allo specchio. un dritto fatto senza mettere peso sulla palla non viene mai definito perfetto da nessuno, credo che anche chi lo fa se ne renda conto. tecnica significa saper spingere con le gambe, saper coordinare la rotazione delle anche, timing e via dicendo. chiaramente va supportata da una buona condizione fisica, perchè se non arrivi piazzato sulla palla e non lo fai in modo continuativo e senza andare in affanno, vai a vanificare tutto quello che di buono potresti fare con la tecnica.albs77 ha scritto:Più che la tecnica conta la biomeccanica, perchè la biomeccanica è a servizio dell'efficacia.
Quando una tecnica non produce i risultati sperati, vuol dire fondamentalmente che è sbagliata, anche se potrebbe essere colpa di un dettaglio apparentemente insignificante.
Da un punto di vista biomeccanico, piccoli errori nell'efficacia sono valutabili come macroscopici e quindi più facilmente risolvibili se guardati da questo punto di vista.
Puoi fare un dritto "perfetto", ma se non sai mettere il peso sulla palla di la arriva leggera. Di fatti è un dritto "sbagliato", tanto quanto una movimento a "zappata".
Io sono un appassionato di tecnica, da ex judoka non potrebbe essere altrimenti.
La tecnica però è uno strumento che serve a raggiungere un duplice obiettivo: l'efficacia unita alla ripetibilità ,che metto assieme perchè il colpo fortunoso della domenica non fa statistica, e il "risparmio energetico" nell'esecuzione del gesto.
Presi due colpi con la stessa efficacia, il gesto maggiormente tecnico è quello che richiede anche il minimo sforzo.
La giusta tecnica diventa obbligatoria quando si vuole raggiungere alti livelli di efficienza, ma abbiamo già superato da un pezzo il livello Amatoriale.
Focalizzarsi sulla tecnica è un ottimo investimento per il futuro, l'unico anzi, ma nel contingente serve anche tener sempre a mente il livello di efficienza che si riesce a produrre nel periodo dell'apprendimento.
- albs77Fedelissimo
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Re: Quando ti passa la voglia di prendere lezioni
VANDERGRAF ha scritto:ma perchè state facendo la distinzione tra tecnica e biomeccanica ? la tecnica del tennis include necessariamente la biomeccanica, altrimenti sarebbero soltanto colpi sterili da guardare allo specchio. un dritto fatto senza mettere peso sulla palla non viene mai definito perfetto da nessuno, credo che anche chi lo fa se ne renda conto. tecnica significa saper spingere con le gambe, saper coordinare la rotazione delle anche, timing e via dicendo. chiaramente va supportata da una buona condizione fisica, perchè se non arrivi piazzato sulla palla e non lo fai in modo continuativo e senza andare in affanno, vai a vanificare tutto quello che di buono potresti fare con la tecnica.albs77 ha scritto:Più che la tecnica conta la biomeccanica, perchè la biomeccanica è a servizio dell'efficacia.
Quando una tecnica non produce i risultati sperati, vuol dire fondamentalmente che è sbagliata, anche se potrebbe essere colpa di un dettaglio apparentemente insignificante.
Da un punto di vista biomeccanico, piccoli errori nell'efficacia sono valutabili come macroscopici e quindi più facilmente risolvibili se guardati da questo punto di vista.
Puoi fare un dritto "perfetto", ma se non sai mettere il peso sulla palla di la arriva leggera. Di fatti è un dritto "sbagliato", tanto quanto una movimento a "zappata".
Io sono un appassionato di tecnica, da ex judoka non potrebbe essere altrimenti.
La tecnica però è uno strumento che serve a raggiungere un duplice obiettivo: l'efficacia unita alla ripetibilità ,che metto assieme perchè il colpo fortunoso della domenica non fa statistica, e il "risparmio energetico" nell'esecuzione del gesto.
Presi due colpi con la stessa efficacia, il gesto maggiormente tecnico è quello che richiede anche il minimo sforzo.
La giusta tecnica diventa obbligatoria quando si vuole raggiungere alti livelli di efficienza, ma abbiamo già superato da un pezzo il livello Amatoriale.
Focalizzarsi sulla tecnica è un ottimo investimento per il futuro, l'unico anzi, ma nel contingente serve anche tener sempre a mente il livello di efficienza che si riesce a produrre nel periodo dell'apprendimento.
Perché spesso viene posta più attenzione a tutto ciò che succede prima dell'impatto,apri così,mette il piede li, piega il poso colà, spalle così, piuttosto a ciò che succede al momento dell'impatto.
Ti faccio un esempio sulla disciplina che conosco, cioè judo.
Quello che conta davvero è se l'avversario è in squilibrio. Qualsiasi altro aspetto è del tutto ininfluente in mancanza di squilibrio, a terra non ci cadrà mai.
Lo stesso nel tennis: se ti muovi al momento dell'impatto o sposti il tuo peso in direzione opposta alla palla, qualsiasi cosa tu abbia fatto prima, aprire corretto, giocare decontratto, torsione del busto e delle spalle, corretto timing ecc ecc vale ZERO.
Si chiama catena cinetica non a caso.
La maggior parte dei quarta sono più o meno incapaci di mettere peso sulla palla, ma magari hanno una buona tecnica , nel complesso.
- mattiaajduetreVeterano
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Re: Quando ti passa la voglia di prendere lezioni
concordo pienamente!
certo, conta tutto ma al dunque ripeto:
Tennis = sport di situazione,
bisogna fare otto cose quasi contemporaneamente, senza dimenticare che cambiano superfici, palle, condizioni climatiche e dall'altra parte della rete
in aggiunta c'è un avversario che cercherà (se è un poco sgamato) di farVi giocare male...
buon tennis
- albs77Fedelissimo
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Re: Quando ti passa la voglia di prendere lezioni
mattiaajduetre ha scritto:[Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link] buon giorno
concordo pienamente!
certo, conta tutto ma al dunque ripeto:
Tennis = sport di situazione,
bisogna fare otto cose quasi contemporaneamente, senza dimenticare che cambiano superfici, palle, condizioni climatiche e dall'altra parte della rete
in aggiunta c'è un avversario che cercherà (se è un poco sgamato) di farVi giocare male...
buon tennis
Certo! l'avversario è li apposta per farci sbagliare.
- mattiaajduetreVeterano
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Re: Quando ti passa la voglia di prendere lezioni
- nw-tVeterano
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