Libro "Lo zen e l'arte di giocare a tennis"
- DrDivagoVeterano
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Libro "Lo zen e l'arte di giocare a tennis"
Perché la mente e le emozioni influenzano in maniera così determinante i nostri risultati? Come possiamo neutralizzare le forze negative e raggiungere il successo? Grazie a cosa possiamo esprimere il nostro massimo potenziale? Dopo aver incontrato la filosofia di Osho, il tennista Romano Agam Bernardini ne applica benefici e insegnamenti al gioco del tennis, che in queste pagine diventa metafora di ogni sfida che la vita ci propone. Leggendo questo libro scoprirai: come controllare la mente e le emozioni; tecniche e gli esercizi di rilassamento e di concentrazione; cosa fare prima e durante la partita; chi sono i veri avversari; come prepararsi atleticamente e quale alimentazione seguire per giocare in maniera ottimale a tennis.
D'accordo con @agambernardini, l'autore del bel libro "Lo zen e l'arte di giocare a tennis", apro questo thread. Buona conversazione!
agambernardini ha scritto:ciao a tutti, una domanda per provocare una bella discussione. Diciamo la verità, a parte che con lo Zen giochiamo soprattutto per divertirci, a tutti piace anche vincere, tirare bei colpi e giocare bene.
La domanda da un milione di dollari è: Cosa ci fa giocare bene, tirare bei colpi e quindi di conseguenza vincere?
In attesa delle vostre risposte un saluto pieno di simpatia a tutti, ciao e a presto, Agam
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Re: Libro "Lo zen e l'arte di giocare a tennis"
- Marcotop65Veterano
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Re: Libro "Lo zen e l'arte di giocare a tennis"
massimiliano.derespinis ha scritto:Nel 2009 stavo giocando una partita del torneo FIT nel mio circolo, ero al terzo in svantaggio per 1-3 mi sentivo a pezzi, demoralizzato ed ero convinto di essere ad un passo dalla sconfitta, c'erano tante persone a guardarmi ed ero teso anche per quello. Un mio amico mi fa: "Massimiliano, tranquillo stai giocando a tennis, sempre meglio che lavorare!", improvvisamente ho capito di quanto ero stupido a farmi tanti problemi, mi sono tranquillizzato ed ho vinto 6-3. Insomma voglio dire non è necessario scappare dal problema ma magari ridimensionarlo per quello che è un non-problema...è solo tennis ...di 4^ categoria per giunta!
Massimiliano, in assoluto sono d'accordo con te . Nell'applicazione pratica su una partita di tennis non altrettanto. Vedi, quando ci troviamo dinanzi a un problema ( come riuscire a vincere una partita di tennis ) , diresti mai che si tratta di un indovinello ?
Che , ossia, la soluzione sicuramente c'e', e sta a te trovarla ?
Orbene, nel tennis si gioca in due, e sicuramente il discorso e' piu' complesso.
A parer mio, se entro in campo per vincere, anche contro chi e' un pelino piu' forte di me, un po' di autostimolo, anche un po' caricato, non ci sta male..
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Re: Libro "Lo zen e l'arte di giocare a tennis"
- albs77Fedelissimo
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Re: Libro "Lo zen e l'arte di giocare a tennis"
massimiliano.derespinis ha scritto:Nel 2009 stavo giocando una partita del torneo FIT nel mio circolo, ero al terzo in svantaggio per 1-3 mi sentivo a pezzi, demoralizzato ed ero convinto di essere ad un passo dalla sconfitta, c'erano tante persone a guardarmi ed ero teso anche per quello. Un mio amico mi fa: "Massimiliano, tranquillo stai giocando a tennis, sempre meglio che lavorare!", improvvisamente ho capito di quanto ero stupido a farmi tanti problemi, mi sono tranquillizzato ed ho vinto 6-3. Insomma voglio dire non è necessario scappare dal problema ma magari ridimensionarlo per quello che è un non-problema...è solo tennis ...di 4^ categoria per giunta!
Quoto il pensiero di massimiliano.
Fuggire dal problema è una soluzione estemporanea, come prendere un moment per il mal di testa, in pratica ci si attiva per risolvere invece che prevenire.
La mia esperienza è simile a quella di massimiliano: bisogna abbassare la valenza, ridurre l'attivazione e di conseguenza calerà anche l'ansia.
Aggiungo un aspetto: "vincere" può essere molto meno ansioso, se visto da un punto di vista diciamo "alternativo".
All'inizio giocavo solo per divertirmi, con tutto quello che ne consegue.
Giocare per vincere mi sembrava un modo meschino di affrontare lo sport.
Poi ho provato a cambiare punto di vista e mi sono reso conto che quando si gioca davvero per vincere, si gioca un tennis più facile, più ragionato, meno precipitoso e si accetta più facilmente l'errore nostro e la bravura altrui.
Quindi per assurdo una partita di torneo affrontata con lo spirito giusto, ovvero la voglia e la volontà ferrea di vincere ma senza ansia da prestazione, risulta meno faticosa di una partita giocata solo per il gusto di "giocare", che spesso porta a strafare e a cercare soluzioni sbagliate o decisamente fuori dalla nostra portata, che per quando possiamo mentirci alla fine ci lasceranno un amaro in bocca.
Non c'è niente di più divertente che fare il minimo indispensabile per vincere, ma farlo bene, secondo me.
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Re: Libro "Lo zen e l'arte di giocare a tennis"
- nanobabbo8672Veterano
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Re: Libro "Lo zen e l'arte di giocare a tennis"
massimiliano.derespinis ha scritto:mi piace fare l'avvocato del diavolo.....ma questo non è "scappare dal problema'?, perché far finta di essere da un'altra parte e con un altro avversario invece di cercare di risolvere la questione a viso aperto? personalmente ho iniziato a far tornei nel 2008 e fino a metà dell'anno scorso prima di entrare in campo (in torneo fit) mi scappava sempre il cagotto (praticamente l'ho fatta in quasi tutti i circoli dove ho fatto tornei...), poi ad un certo punto l'anno scorso è cambiato tutto (in parte anche grazie al libro di Agam, ma non per merito delle tecniche), non che la pressione sia scomparsa immediatamente, ma la gestisco meglio senza far finta di essere a far la solita partita con il mio amico. Intendiamoci ognuno può trovare la sua strada a suo modo però se il tennis vale anche come palestra di vita a mio parere "mentire" a se stessi non va mai bene, si aggira il problema non lo si prende di petto. Anche Gilbert in "vincere sporco" consiglia in alcuni punti di "mentirsi" ma questa strada non mi convince.
secondo me quello che intende agam non è fuggire il problema pensando ad altro, ma evitare che la nostra mente pensi a quello che vuole lei, in questo caso pensieri negativi, e per fare questo indirizzare noi il pensiero a qualcosa di costruttivo e che ci faccia mantenere la concentrazione!
albs77 ha scritto:Quindi per assurdo una partita di torneo affrontata con lo spirito giusto, ovvero la voglia e la volontà ferrea di vincere ma senza ansia da prestazione, risulta meno faticosa di una partita giocata solo per il gusto di "giocare", che spesso porta a strafare e a cercare soluzioni sbagliate o decisamente fuori dalla nostra portata, che per quando possiamo mentirci alla fine ci lasceranno un amaro in bocca.
albs, facile a dirsi, difficilissimo a farsi! se fosse così semplice non saremmo qui a parlarne come dei deficienti incapaci!!!
non è una scelta l'ansia da prestazione!
io gioco quasi sempre meglio in torneo che in amichevole, in torneo riesco a stare più concentrato e ho più pazienza, in amichevole gioco sempre e solo per il bel punto e sappiamo tutti benissimo a cosa porta questa scelta!!!
- DrDivagoVeterano
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Re: Libro "Lo zen e l'arte di giocare a tennis"
Se non sbaglio, il principio fondante dello zen è proprio quello di non dar retta alla propria mente...nanobabbo8672 ha scritto:secondo me quello che intende agam non è fuggire il problema pensando ad altro, ma evitare che la nostra mente pensi a quello che vuole lei, in questo caso pensieri negativi, e per fare questo indirizzare noi il pensiero a qualcosa di costruttivo e che ci faccia mantenere la concentrazione!
- nanobabbo8672Veterano
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Re: Libro "Lo zen e l'arte di giocare a tennis"
comunque il concetto è quello, vediamo cosa ne dice agam...
- agambernardiniNuovo arrivato
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Re: Libro "Lo zen e l'arte di giocare a tennis"
Per prima cosa vorrei dire che non sono il depositario della verità. Mi limito a proporre delle soluzioni che per me funzionano, ma magari non funzionano per altri giocatori.
Rispetto al non dirsi la verità la risposta giusta per me la da ancora Nanobabbo quando dice che sono semplici trucchi per non permettere alla mente di condizionarci in modo negativo. D'altra parte non credo che la verità sia: Sto giocando nel torneo sociale e quindi mi emoziono e gioco male. Qui andiamo davvero molto in profondità. Nello zen dicono, ma ora lo dicono anche i fisici moderni, che la realtà che percepiamo attraverso i nostri sensi non è la vera realtà, ma la somma delle nostre credenze, dei nostri pregiudizi, delle nostre idee e convinzioni e dei nostri pregiudizi. Se un piccolo trucco mi aiuta a dare il meglio di me non ci trovo assolutamente niente di male, ma non fatelo se non vi aiuta e non vi convince, trovate un altro modo, inventate qualcosa che va bene per voi e condividetelo con noi. Non c'è nessuno che ha ragione o torto ma solo quello che funziona per me e quello che funziona per voi, basta capire il principio.
Ragazzi continuiamo così e ne verrà fuori magari il materiale per un nuovo libro che possiamo scrivere tutti insieme.
Un saluto a tutti e soprattutto guardiamo la palla e stiamo qui ora e non pensiamo a nient'altro, ciao a tutti e a presto, Agam
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Re: Libro "Lo zen e l'arte di giocare a tennis"
- albs77Fedelissimo
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Re: Libro "Lo zen e l'arte di giocare a tennis"
In questo caso per me funziona al contrario.massimiliano.derespinis ha scritto:Ho appena comprato la biografia di Roger Federer. Nelle prime pagine si legge che una delle sue qualità da juniores è che era tutto concentrato su come perfezionare il suo tennis e che dava l'impressione che non vedeva il suo avversario in campo come un suo nemico, ma come un compagno di gioco. La sua lotta non era contro l'avversario, ma contro se stesso nel senso che voleva solo migliorarsi. Questo rispecchia in toto il pensiero di Agam.
Il meglio del mio tennis, che non necessariamente è il meglio di me, lo do quando affronto la partita con la consapevole volontà di battere l'avversario.
Quando invece la sete di sangue si traveste semplicemente in voglia di vincere o alternativamente in paura di perdere, allora mi scattano nella mente tutta una serie di pensieri che mi portano a giocare un tennis più difficile e spesso a prendere decisioni sbagliate o comunque meno convenienti ai fini della vittoria.
Quando mi sento veramente determinato, putroppo poche volte, c'è davvero poco spazio per pensieri intrusivi,perchè sono troppo concentrato a studiare dove affondare il colpo e a giocare sul mio avversario invee che su me stesso.
perlomeno è così per me.
p.s. dopodichè la partita più bella di sempre l'ho fatta giocando per il gusto di giocare con un avversario superiore, puro esercizio di stile per entrambi. Ma se guardo all'efficacia e non alla bellezza dei colpi di quel giorno di grazia, ho commesso parecchie robacce. Ma in quel momento mi interessava più scambiare a tutto braccio con sto ragazzino che tirava comodini con uno stile da restare a bocca a perta.
- kingkongyVeterano
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Re: Libro "Lo zen e l'arte di giocare a tennis"
Caro Massimiliano, giocare il proprio tennis migliore è prerogativa solo dei campioni. Agli altri rimane la magia di pochi istanti o, se si è fortunati, di qualche sparuta partita.massimiliano.derespinis ha scritto:Ho appena comprato la biografia di Roger Federer. Nelle prime pagine si legge che una delle sue qualità da juniores è che era tutto concentrato su come perfezionare il suo tennis e che dava l'impressione che non vedeva il suo avversario in campo come un suo nemico, ma come un compagno di gioco. La sua lotta non era contro l'avversario, ma contro se stesso nel senso che voleva solo migliorarsi. Questo rispecchia in toto il pensiero di Agam.
Chi ricerca la vittoria sa già che dovrà sacrificare qualcosa.
Chi non pensa alla vittoria non saprà scegliere cosa sacrificare. E perderà.
Quando entri in campo, hai già un po' vinto e un po' perso. Paura, eccitazione e adrenalina si spartiscono il bottino della nostra mente. Estraniarsi dalla partita e giocare nella "bolla" è una gioia che auguro a chiunque ami il tennis in tutte le sue contraddizioni. C'è qualcosa di profondamente ingiusto in questo sport. Trovare il giusto equilibrio tra piccole vittorie e grandi sconfitte è un po' il suo vero premio e che vale più di qualsiasi coppa o medaglia.
Penso che sia meraviglioso accettarsi per quello che si è, puntare alla perfezione ma senza corrodersi e scoraggiarsi.
E' uno sport ingiusto, perché andrebbe giocato con il fisico di un 18enne e la saggezza di un 80enne.
- Marcotop65Veterano
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Re: Libro "Lo zen e l'arte di giocare a tennis"
P.S.
Io dell'80enne mi prenderei pure le smorzate..
- nanobabbo8672Veterano
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Re: Libro "Lo zen e l'arte di giocare a tennis"
kingkongy ha scritto:E' uno sport ingiusto, perché andrebbe giocato con il fisico di un 18enne e la saggezza di un 80enne.
questa frase enrico mi piace un sacco... posso mettermela in firma???
il mio problema è che a 18 anni ero davvero scarsissimo tecnicamente e mi sono dovuto adattare mentalmente a questa cosa, poi verso i 40 ho migliorato parecchio la tecnica, ma la mia mentalità era rimasta quella che avevo da ragazzino, cercavo il bel punto perchè tanto non avrei mai vinto...
fisicamente sono più allenato ora che a 20 anni, ma i tendini non sono più gli stessi...
insomma... un disastro!
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Re: Libro "Lo zen e l'arte di giocare a tennis"
kingkongy ha scritto:Caro Massimiliano, giocare il proprio tennis migliore è prerogativa solo dei campioni. Agli altri rimane la magia di pochi istanti o, se si è fortunati, di qualche sparuta partita.massimiliano.derespinis ha scritto:Ho appena comprato la biografia di Roger Federer. Nelle prime pagine si legge che una delle sue qualità da juniores è che era tutto concentrato su come perfezionare il suo tennis e che dava l'impressione che non vedeva il suo avversario in campo come un suo nemico, ma come un compagno di gioco. La sua lotta non era contro l'avversario, ma contro se stesso nel senso che voleva solo migliorarsi. Questo rispecchia in toto il pensiero di Agam.
Chi ricerca la vittoria sa già che dovrà sacrificare qualcosa.
Chi non pensa alla vittoria non saprà scegliere cosa sacrificare. E perderà.
Quando entri in campo, hai già un po' vinto e un po' perso. Paura, eccitazione e adrenalina si spartiscono il bottino della nostra mente. Estraniarsi dalla partita e giocare nella "bolla" è una gioia che auguro a chiunque ami il tennis in tutte le sue contraddizioni. C'è qualcosa di profondamente ingiusto in questo sport. Trovare il giusto equilibrio tra piccole vittorie e grandi sconfitte è un po' il suo vero premio e che vale più di qualsiasi coppa o medaglia.
Penso che sia meraviglioso accettarsi per quello che si è, puntare alla perfezione ma senza corrodersi e scoraggiarsi.
E' uno sport ingiusto, perché andrebbe giocato con il fisico di un 18enne e la saggezza di un 80enne.
King fino a poco tempo fa ti avrei dato ragione, ma ora non più. La mia esperienza è che acquisire consapevolezza può portarti a giocare al meglio anche in torneo. Chiariamoci non ci sono ancora arrivato, ma da 0 a 10, quando ho iniziato tornei nel 2008 ero a 0 fino al 2012 mi sentivo a 4 ora mi sento a 7.
- kingkongyVeterano
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Re: Libro "Lo zen e l'arte di giocare a tennis"
Mass, non sono in disaccordo con te. Tutt'altro. E' che facevo un distinguo con qualche sfumatura.
La "consapevolezza" e' un tema per me molto importante. Ma distinguo proprio la "coscienza di noi" dalla "qualità edonistica" e dall' "efficacia".
In sintesi, gratificare noi stessi può portare a coscienza ma a scarsa efficacia; puntare all'efficacia probabilmente ha problemi con la qualità del gesto e non sempre gratifica.
Insomma...chiacchiere...carine.
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Re: Libro "Lo zen e l'arte di giocare a tennis"
kingkongy ha scritto:Nano, troppo onore.
Mass, non sono in disaccordo con te. Tutt'altro. E' che facevo un distinguo con qualche sfumatura.
La "consapevolezza" e' un tema per me molto importante. Ma distinguo proprio la "coscienza di noi" dalla "qualità edonistica" e dall' "efficacia".
In sintesi, gratificare noi stessi può portare a coscienza ma a scarsa efficacia; puntare all'efficacia probabilmente ha problemi con la qualità del gesto e non sempre gratifica.
Insomma...chiacchiere...carine.
ok King chiaro. Nel mio caso credo di aver realizzato definitivamente che io per giocare un tennis efficace devo necessariamente giocare un tennis rischioso, perché non sono capace di gestire gli scambi né di realizzare tecniche speculative, paradossalmente quando spingo sull'acceleratore sbaglio meno, meno penso in campo meglio gioco. E' chiaro che non è facile portare a casa il risultato, però mi sono convinto che è la strada che devo seguire. Quello di cui avrei bisogno è di maggiore esplosività ed elasticità fisica, purtroppo il tempo per allenarmi anche fisicamente non ce l'ho però ho deciso che non torno indietro d'ora in poi giocherò sempre un tennis d'anticipo in pressione sia che vinca o che perda, contro quelli più deboli, quelli più forti e pari livello. C,mon!
- perroAssiduo
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Re: Libro "Lo zen e l'arte di giocare a tennis"
massimiliano.derespinis ha scritto:kingkongy ha scritto:Nano, troppo onore.
Mass, non sono in disaccordo con te. Tutt'altro. E' che facevo un distinguo con qualche sfumatura.
La "consapevolezza" e' un tema per me molto importante. Ma distinguo proprio la "coscienza di noi" dalla "qualità edonistica" e dall' "efficacia".
In sintesi, gratificare noi stessi può portare a coscienza ma a scarsa efficacia; puntare all'efficacia probabilmente ha problemi con la qualità del gesto e non sempre gratifica.
Insomma...chiacchiere...carine.
ok King chiaro. Nel mio caso credo di aver realizzato definitivamente che io per giocare un tennis efficace devo necessariamente giocare un tennis rischioso, perché non sono capace di gestire gli scambi né di realizzare tecniche speculative, paradossalmente quando spingo sull'acceleratore sbaglio meno, meno penso in campo meglio gioco. E' chiaro che non è facile portare a casa il risultato, però mi sono convinto che è la strada che devo seguire. Quello di cui avrei bisogno è di maggiore esplosività ed elasticità fisica, purtroppo il tempo per allenarmi anche fisicamente non ce l'ho però ho deciso che non torno indietro d'ora in poi giocherò sempre un tennis d'anticipo in pressione sia che vinca o che perda, contro quelli più deboli, quelli più forti e pari livello. C,mon!
Ma quando fai un punto in torneo urli C'mon?
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Re: Libro "Lo zen e l'arte di giocare a tennis"
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Re: Libro "Lo zen e l'arte di giocare a tennis"
- agambernardiniNuovo arrivato
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Re: Libro "Lo zen e l'arte di giocare a tennis"
L'altra cosa importante da ricordare è che il tennis si gioca con il corpo e non con la mente visto che come riconoscono anche gli scienziati moderni, la mente è molto più lenta del corpo nel decidere cosa fare quando arriva una pallina a tutta velocità. Il corpo risponde istintivamente e quasi sempre molto saggiamente, la mente si domanda:"Faccio così o il contrario di così?" e arriva l'errore. A mio avviso la cosa è molto semplice: se sono attento e centrato gioco bene, se non sono attento e centrato gioco male. Oppure si può discutere all'infinito di cose teoriche che secondo me non sono di nessun aiuto quando si è in campo. In attesa di sapere cosa ne pensate, buon gioco e buon divertimento, ciao Agam
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Re: Libro "Lo zen e l'arte di giocare a tennis"
agambernardini ha scritto:ciao ragazzi, scusate se ve lo dico, ma siete andati totalmente nella testa e nella mente. Nello zen la mente viene definita come un meccanismo nato per risolvere i problemi pratici, il guaio è che quando non ci sono problemi reali se ne inventa di inesistenti per mantenere il controllo su di noi.
L'altra cosa importante da ricordare è che il tennis si gioca con il corpo e non con la mente visto che come riconoscono anche gli scienziati moderni, la mente è molto più lenta del corpo nel decidere cosa fare quando arriva una pallina a tutta velocità. Il corpo risponde istintivamente e quasi sempre molto saggiamente, la mente si domanda:"Faccio così o il contrario di così?" e arriva l'errore. A mio avviso la cosa è molto semplice: se sono attento e centrato gioco bene, se non sono attento e centrato gioco male. Oppure si può discutere all'infinito di cose teoriche che secondo me non sono di nessun aiuto quando si è in campo. In attesa di sapere cosa ne pensate, buon gioco e buon divertimento, ciao Agam
Credo che tu abbia assolutamente ragione la mente nel campo da tennis è un avversario, ricominciando i tornei ora devo dire che ho ritrovato una mente "ingombrante" che quest'inverno nelle partite amichevoli si era presa una vacanza in attesa di tempi migliori, insomma pensavo di averla sconfitta invece si vuole vendicare...
- nw-tVeterano
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Re: Libro "Lo zen e l'arte di giocare a tennis"
ne ho trovato uno anch'io anni fa che diceva sempre vamos x farmi giocare "nervoso" ... io invece gli dicevo "chiappala..." e di vincenti ne facevo molti di più io...s'è incazzato lui da quell'incontro... al club mi evitava con "cura"massimiliano.derespinis ha scritto:no non parlo mai quando esulto al massimo stringo il pugno. Ho giocato l'anno scorso con un ragazzo 18enne una partita di oltre 3 ore e ti giuro che dall'inizio alla fine ogni punto che faceva gridava: "vamos", gli avrei lanciato la racchetta sui denti....ma non l'ho fatto!
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Re: Libro "Lo zen e l'arte di giocare a tennis"
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Re: Libro "Lo zen e l'arte di giocare a tennis"
- mattiaajduetreVeterano
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