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Il "Giro di vite"

Il rallentamento improvviso non è l’unico impulso che provoca uno shock nei tendini e nelle articolazioni, ma è l’unico che si verifica sempre, anche quando la palla viene colpita al centro del piatto corde. Vediamo adesso cosa accade quando il piatto corde colpisce la palla in una posizione decentrata lungo l’asse più lungo del piatto corde. Quando ciò avviene, la racchetta all’impatto subisce un contraccolpo laterale, per cui ruota in un movimento che ricorda quello che si compie quando si avvita con un cacciavite, portando con sé la mano e l’avambraccio. Questo rapido movimento laterale di torsione a lungo andare può causare problemi al gomito.

Anche in questo caso un telaio flessibile si rivela utile poiché aumenta il dwell time, assorbendo una parte delle vibrazioni, anche se un telaio può avere una rigidità torsionale diversa, in genere inferiore, rispetto a quella longitudinale che viene misurata per fornire il livello di flessibilità.


Altri modi per ridurre la torsione laterale sono: utilizzare una racchetta dal piatto corde ampio (perché in questo modo la testa della racchetta, avendo una distribuzione del peso maggiormente polarizzata, opporrà una resistenza maggiore alla torsione), e dal peso globale elevato (perché come sappiamo una maggiore massa opporrà una maggiore inerzia).

Per ridurre gli effetti della torsione, oltre ad utilizzare un telaio nel complesso pesante (ma non sbilanciato verso la testa) e flessibile, è possibile eventualmente aggiungere delle striscioline di piombo in testa, in particolare a ore 3 e ore 9, come vedremo nella pagina sulla personalizzazione.

Alcune racchette sono poi concepite in modo da avere un profilo variabile, in modo da avere una maggiore massa in testa (ma in questo modo rischiano anche di essere più rigide in testa, riducendo in parte i benefici ottenuti per quella via).

Quando la palla viene colpita nella parte bassa del piatto corde, la racchetta tende a ruotare verso il basso.

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Curiosità: i tennisti professionisti utilizzano a volte l’effetto della torsione per migliorare il controllo del colpo: colpendo la pallina nella parte bassa del piatto corde rispetto all’asse longitudinale, la testa della racchetta subirà una torsione tale da “ricoprire la palla” in modo da renderla più controllabile. Se invece si vuole imprimere alla palla un effetto di rotazione in topspin, è possibile colpire la palla nella parte alta del piatto corde, in modo che il successivo rotolamento della palla sulle corde non sfoci in un impatto con il telaio: in tal caso il controllo sarà dato dalla rotazione e non dalla torsione, che invece sarà in senso inverso, tendendo ad “aprire” il colpo verso l’alto.
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Tag: #Racchette

Il brusco rallentamento e lo shock

Come abbiamo visto negli articoli precedenti, al momento dell’impatto, non solo la pallina, ma anche la racchetta subisce un contraccolpo. Questo contraccolpo comporta per la racchetta una serie di conseguenze (vibra, si deforma, ruota ecc.), che possono essere più o meno evidenti a seconda della velocità dell’impatto, del punto in cui esso avviene e del tipo di telaio e di corde usati.
In seguito all’impatto la racchetta rallenta bruscamente nel suo moto lineare verso la palla, per la conservazione della quantità di moto. Se la racchetta colpisse la palla all’altezza del centro di massa, questo sarebbe l’unico contraccolpo prodotto sul telaio, al quale si aggiungerebbe una vibrazione intorno al centro di massa. Poiché però la palla viene colpita sopra al centro di massa (che raramente si trova nel piatto corde, e comunque mai al centro di esso), avverrà anche una rotazione, per conservare il momento angolare.

Se la palla viene colpita al di fuori del centro di percussione, ci sarà anche una percussione, che può aumentare o diminuire la rotazione. Se la palla viene colpita nel centro di percussione, la percussione e la rotazione si annullano, per cui rimarrà solo il brusco rallentamento nel moto lineare. Tutti questi contraccolpi, compreso il rallentamento, che dunque è l’unico che si verifica sempre, interessano anche la zona del manico, che è quella che più ci interessa dal momento che è quella che viene impugnata dal giocatore, e su cui viene prodotto uno shock.


Lo shock

Ora, questo rallentamento della racchetta avviene troppo rapidamente perché il sistema neuro-muscolare sia in grado di adattarsi alle nuove condizioni. Accade dunque che i muscoli del braccio e della spalla responsabili della spinta impressa alla racchetta, che prima del colpo si opponevano alla forza centrifuga che la spingeva all’esterno, continuino a mantenere lo stesso livello di tensione anche nella frazione di secondo successiva all’impatto con la palla, quando ormai per contrastare la diminuita forza centrifuga della racchetta, ci sarebbe bisogno di un livello di tensione inferiore. Il risultato è che i muscoli della spalla e del braccio subiranno una repentina contrazione, e dunque uno shock.
Ora, questa repentina diminuzione della velocità della racchetta al momento dell’impatto, sarà maggiore nel caso di racchette leggere, comportando un maggiore shock alle articolazioni del polso, del gomito e della spalla.
Dal punto di vista delle forze coinvolte, l’effetto sui muscoli è tanto maggiore quanto più i muscoli sono vicini al centro di massa della racchetta, dunque esso è maggiore sul polso che sul gomito, e maggiore sul gomito che sulla spalla, anche se poi di fatto nei tennisti sono più frequenti gli infortuni al gomito, per via della maggiore delicatezza di questa articolazione, e anche per il fatto che, come vedremo, i colpi decentrati comportano un altro tipo di shock, dovuto alla torsione della racchetta, torsione che disturba in modo particolare il gomito.
Abbiamo detto che lo shock è minore se è maggiore la massa della racchetta. Visto che il peso ha un ruolo in queste circostanze, l’effetto di shock sarà legato anche alla massa del braccio, ma soprattutto della mano che impugna la racchetta; ovviamente non possiamo rendere più pesante la mano che ci ha dato Madre Natura, però ci possiamo concentrare sul braccio, dato che un braccio pesante e muscoloso offrirà una maggiore protezione dallo shock dovuto all’impatto, almeno nelle articolazioni sopra al polso. Naturalmente qui stiamo affrontando gli effetti dovuti alla sola differenza fra le racchette, ma abbiamo accennato a questo aspetto per sottolineare il fatto che un allenamento in palestra volto a rinforzare i muscoli del braccio (e in particolare dell’avambraccio, in grado di proteggere il gomito) sarà utile, anche perché con un braccio più forte sarà possibile utilizzare racchette più pesanti, raddoppiando il vantaggio.
Anche il bilanciamento della racchetta influisce sull’entità dello shock, perché come abbiamo visto nella pagina dedicato alla rotazione e alla massa efficace, l’impatto fa sì che la racchetta ruoti intorno al proprio centro di massa. All’impatto infatti la racchetta subisce una forza chiamata momento torcente, forza che tende a piegare il telaio, nella misura in cui esso è flessibile, e a trasferire un contraccolpo, un’onda che si scaricherà sul braccio che la impugna, spingendo il manico all’indietro. Quanto più il centro di massa sarà distante dal manico, tanto più questo si sposterà rispetto alla posizione che teneva prima dell’impatto, a causa della rotazione del telaio, e dunque tanto maggiore sarà il contraccolpo.

Ad influire sullo shock è poi la durata dell’impatto (dwell time). Infatti più l’impatto è lungo, minore sarà la forza che agisce nell’unità di tempo. In tal caso il rallentamento della racchetta sarà meno traumatico. Ad influire sulla durata dell’impatto sono: l’ampiezza del piatto corde, il tipo di corde e la loro tensione, e la flessibilità del telaio. Dunque, per ridurre il contraccolpo dato dall’impatto sulla racchetta è utile usare una racchetta pesante, mentre per aumentare il dwell time è utile usare una racchetta flessibile e dal piatto corde ampio, inoltre è utile montare corde morbide e a bassa tensione, in modo che il  contraccolpo si distribuisca nel tempo e dunque riducendo lo shock.
Questo naturalmente vale per quanto riguarda la riduzione dello shock dato dal brusco rallentamento della racchetta all’impatto, che però non è l’unico tipo di shock esistente, anche se è l’unico che si verifica sempre.
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Tag: #Racchette

Rotazione e massa efficace

Fin qui ci siamo occupati di ciò che accade all’impatto lineare tra due corpi, e abbiamo trattato l’impatto tra la pallina e il piatto corde della racchetta come se fosse un impatto lineare, anche se abbiamo accennato ad alcuni aspetti legati alla rotazione della racchetta: ad esempio abbiamo accennato al concetto di massa efficace, e ai contraccolpi che subisce la racchetta.

Ora sarà bene approfondire l’aspetto legato alla rotazione: nella realtà infatti, la racchetta impatta la pallina mentre viene spinta dal braccio in un movimento di rotazione intorno ad un asse. Anche se la racchetta viene impugnata per il manico, di fatto il suo asse di rotazione è oltre il manico stesso, a circa 10-20 centimetri da esso, a seconda del tipo di colpo e dell’uso del polso.

La rotazione della racchetta ci porta ad introdurre i concetti equivalenti a quelli legati ad uno scontro frontale, per cui:

  • l’inerzia (equivalente alla massa in uno scontro frontale) viene sostituita dal momento di inerzia (I, legato alla massa ma anche alla lunghezza dell’asse di rotazione che si prende in considerazione),
  • la quantità di moto (mv) viene sostituita dal momento angolare, (Iω, dato dal momento di inerzia per la velocità angolare ω).




All’impatto con la pallina, la racchetta ruota intorno al centro di massa (CM)

Poiché la racchetta viene colpita al di fuori del suo centro di massa, la forza che agisce sulla racchetta all’impatto sarà a sua volta una forza torcente.[1] Rispetto alla pallina che subisce l’impatto, la racchetta si comporterà come un corpo dotato di massa inferiore alla sua massa effettiva, perché la forza torcente che subisce la farà ruotare intorno al suo centro di massa. Dunque la sua massa efficace sarà inferiore alla sua massa reale. Se la racchetta viene colpita dalla palla o da un altro oggetto esattamente sul suo centro di massa, essa subirà un contraccolpo che la porterà a retrocedere interamente, senza ruotare; in questo caso la massa efficace sarà l’intera massa della racchetta. Poiché però nella maggior parte delle racchette il centro di massa si trova al di sotto del piatto corde, questo evento di fatto non si verifica nel gioco del tennis; la racchetta viene colpita al di sopra del centro di massa, e ciò provoca ogni volta un contraccolpo che la farà ruotare intorno al centro di massa stesso.


Note:
[1] Anche la forza che agisce sulla pallina è una forza torcente, nella misura in cui la pallina è colpita “di striscio” in modo da generare una rotazione. Un evento analogo accade quando la pallina colpisce il suolo, dal momento che lo colpisce sempre con un certo angolo.
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L’energia dell’impatto e l’energia elastica

Introdurre nello studio dell’impatto tra la pallina e il piatto corde il concetto di energia, ci consentirà di prendere in esame alcuni aspetti, come la presenza di una componente elastica (fondamentale per capire il rimbalzo della pallina sulle corde) e la perdita di una parte dell’energia stessa all’impatto.

Come abbiamo visto, all’impatto tra pallina e racchetta si sprigiona una forza, in grado cambiare il moto dei due corpi. L’energia è la misura di questo cambiamento.

Lo scontro tra due corpi in movimento determina la liberazione di una certa quantità di energia cinetica, che dipende dalla loro massa e dalla loro velocità (l’energia cinetica è uguale alla metà della massa per la velocità al quadrato).

Non è detto però che tutta la massa dei corpi intervenga nell’impatto. Se ad esempio un’auto non si ferma con il rosso e va ad impattare a 90° un’altra auto che passava all’incrocio, l’impatto non sarà così violento come se si trattasse di uno scontro frontale. Occorre dunque considerare soltanto la massa che effettivamente partecipa all’urto, detta massa efficace. Questo è particolarmente vero nel caso della racchetta, che è un corpo in rotazione che colpisce la pallina in un determinato punto. La massa efficace di una racchetta è circa la metà della sua massa totale se l’impatto avviene nel centro del piatto corde, mentre è circa un terzo se avviene verso la punta. Per questo, se si tiene una racchetta da 300 grammi ferma in una mano, e si lascia cadere una pallina in modo che colpisca il piatto corde verso la punta, la pallina non rimbalzerà per nulla, avendo colpito quello che viene chiamato “punto morto”: la massa efficace della racchetta in quel punto è di circa 100 grammi, e inoltre una parte dell’energia dell’impatto si perde nelle vibrazioni e nei contraccolpi che subisce il telaio, che per quel punto di impatto sono elevati, per cui il risultato sarà: zero rimbalzo.

Poiché la pallina e le corde sono materiali elastici, all’impatto essi sono in grado di conservare una certa quantità di energia cinetica, trasformandola in energia elastica che poi potrà essere restituita ai corpi che partecipano all’impatto. Il piatto corde presenta più o meno la stessa elasticità della pallina, anche se il primo all’impatto si tende e poi si rilascia, mentre la seconda si comprime e poi si espande.

Occorre però tenere presente che la collisione tra la pallina e la racchetta non è totalmente elastica, perché la racchetta non è fissa, e dunque non riesce a trasferire tutta la sua energia cinetica su di essa, come accadrebbe se la racchetta fosse fissa al suolo. Occorre dunque considerare quale parte dell’energia cinetica posseduta dai due corpi si trasforma in energia elastica, e poi quale percentuale di questa si conserva e quale viene perduta.

Il coefficiente di restituzione misura il rapporto tra la velocità che raggiunge la pallina rispetto al massimo possibile data l’energia sprigionata all’impatto, e ci offre un’indicazione sull’elasticità dell’impatto.

Se non vi fosse affatto energia elastica, il coefficiente di restituzione sarebbe uguale a 0, e dopo l’impatto in un normale colpo da fondocampo, la racchetta e la pallina viaggerebbero insieme; se invece la collisione fosse totalmente elastica,[1] il coefficiente di restituzione sarebbe uguale a 1, cioè la somma dell’energia cinetica dei due corpi che si scontrano rimarrebbe la stessa dopo l’impatto. Per un impatto pallina-racchetta il coefficiente di restituzione è effettivamente intorno a 0,4.

Il coefficiente di restituzione non dà una misura delle energie coinvolte, ma della velocità prima e dopo l’impatto. Dunque, dire che il coefficiente di restituzione della pallina in un impatto con la racchetta è di 0,4, significa che la pallina raggiungerà una velocità del 40% rispetto a quella che avrebbe ottenuto se l’impatto fosse stato totalmente elastico. Quel 60% di velocità che si perde rispetto al massimo teorico possibile, è dovuto al fatto che la collisione non è totalmente elastica, e al fatto che un parte dell’energia elastica a sua volta viene perduta, soprattutto a causa delle caratteristiche fisiche della pallina.

In termini di energia, per un impatto tra una pallina da tennis e una racchetta di 300 grammi, circa un terzo[2] dell’energia che si sprigiona all’impatto si trasforma in energia potenziale elastica, terzo che viene condiviso a metà tra le corde e la pallina (dunque, un sesto per uno), perché come abbiamo detto essi hanno più o meno la stessa flessibilità. Un terzo del totale è una quantità di energia non molto elevata, dovuta al fatto che la racchetta, seppure è impugnata dal giocatore, di fatto è libera di muoversi, perché l’energia sprigionata dall’impatto è troppo grande perché la mano del giocatore, per quanto forte, vi si possa opporre. Dunque all’impatto la racchetta si deforma, vibra, ruota ecc., e in questo modo disperde energia. Se la racchetta fosse fissa al suolo, si convertirebbe in energia elastica una parte più alta dell’energia sprigionata all’impatto, e la pallina acquisterebbe una velocità maggiore.[3]

Per quanto riguarda la parte di energia che viene perduta nello scontro tra due corpi, escludendo il caso in cui uno sia fissato al suolo o ad una parete, la sua quantità dipende dalle caratteristiche dei due corpi, dal punto di impatto, e dalla loro velocità relativa. Naturalmente la quantità totale di energia si conserva, ma una parte dell’energia cinetica si può trasformare in altre forme di energia, come il calore.

Come abbiamo accennato, anche una parte dell’energia che è stata accumulata come energia potenziale elastica nelle corde e nella pallina, viene comunque inevitabilmente persa, cioè non viene restituita, trasformandosi in vibrazioni o in calore dovuto all’attrito; nel caso dell’impatto corde-pallina, la pallina di suo perde circa il 45% dell’energia elastica (questo riguarda il modo come è stata costruita, ed è stabilito dalle regole del tennis per evitare che la pallina viaggi ad una velocità troppo elevata), mentre le corde perdono molto poco, circa il 5%. Già da questo si capisce come un cambiamento del tipo o della tensione delle corde non possa modificare di molto la velocità della palla, visto che al massimo porterebbe un cambiamento di una piccola percentuale dell’energia totale (lavorando su quel 5% che normalmente si perde, si può ottenere al massimo una riduzione della perdita di energia del 2-3%).

Dunque, in totale circa un quarto dell’energia elastica viene perduto (il 45% del sesto “appartenente” alla pallina e il 5% del sesto “appartenente” alle corde). Il quarto di energia elastica che viene perduto rappresenta un dodicesimo del totale dell’energia sprigionatasi all’impatto (infatti come abbiamo detto l’energia elastica era un terzo del totale, e un quarto di un terzo dà appunto un dodicesimo), cioè il 9%, mentre i tre quarti che non vanno perduti ma si trasmettono alla pallina, rappresentano i tre dodicesimi, cioè un quarto del totale (il 25%).

Fin qui abbiamo dato conto di quello che accade a quel terzo di energia sprigionatasi all’impatto che si era trasformata in energia elastica. Ma cosa accade ai restanti due terzi che non si erano trasformati in energia elastica? Una parte come abbiamo detto si perde nelle vibrazioni e nei contraccolpi che subisce la racchetta. La parte rimanente viene suddivisa tra la racchetta e la pallina secondo le regole generali di un impatto, che come abbiamo visto prevede la conservazione della quantità di moto. Per questo i due corpi tendono comunque a viaggiare insieme dopo l’impatto, nella direzione della racchetta, che è il corpo che prima dell’impatto possedeva la maggiore quantità di moto. Dunque la pallina dopo un urto con una racchetta tende a tornare indietro nella direzione impressa dalla racchetta, e ad una velocità che dipende da quella della racchetta, anche senza considerare l’energia elastica.

Il risultato finale è il seguente. Gli 11/12 (cioè il 91%) dell’energia totale che non sono andati perduti vengono divisi tra la pallina (77%) e la racchetta (14%). Dunque la pallina riceve circa i ¾ del totale dell’energia dell’impatto, anche se di questa solo una parte è data dall’energia elastica.[4]

La racchetta a sua volta ha perso gran parte dell’energia cinetica che possedeva prima dell’impatto, e perciò ha subito un brusco rallentamento.

 

Note:

[1] I termini corretti sarebbero: collisione anelastica (per indicare una collisione in cui una parte dell’energia meccanica viene dissipata); collisione elastica (per indicare una collisione in cui non viene dissipata alcuna parte dell’energia meccanica) e collisione totalmente anelastica (per indicare una collisione in cui viene dissipata la massima energia cinetica possibile).

[2] Per una racchetta più pesante la frazione di energia elastica è minore, e dunque sarà anche minore la frazione di energia che si disperde.

[3] Se si lascia cadere una pallina da tennis su un suolo di cemento da un’altezza di 2 metri e mezzo (100 pollici), essa rimbalzerà ad un’altezza che può variare da 135 a 147 cm (da 53 a 58 pollici), come stabilito espressamente dalle regole della Federazione Internazionale Tennis (ITF): il suolo è rigido e l’energia elastica sarà assorbita e restituita dalla pallina, che però è costruita in modo da disperderne circa la metà. Se essa viene lasciata cadere al centro del piatto corde di una racchetta fissa al suolo, rimbalzerà a circa 2 metri (le corde restituiscono l’energia elastica con più efficienza della pallina); se invece si lascia cadere al centro del piatto corde di una racchetta tenuta in mano e parallela al suolo, rimbalzerà di 40 cm.; se la si lascia rimbalzare verso la punta della racchetta tenuta in mano (dunque più o meno in corrispondenza del punto morto), rimbalzerà di appena 5 cm.

[4] Ovviamente si tratta soltanto di un valore indicativo. Oltre al peso della racchetta, le variazioni possono dipendere dalla velocità della racchette e della pallina.
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Meccanica: cosa accade all'impatto

Questa sezione sulla fisica delle racchette non vuole essere un trattato scientifico astruso e pieno di formule, ma vuole soltanto fornire un’introduzione su ciò che accade nell’impatto tra la racchetta e la pallina, sulle forze in gioco e sulle implicazioni nei termini della scelta della racchetta.

Quando due oggetti si scontrano, si genera una forza, che tende a modificare il loro stato di moto. La forza necessaria per modificare lo stato di moto di un corpo, cioè per accelerarlo o decelerarlo, dipende dalla sua massa, secondo la famosa legge:

F = m*a

cioè la forza è uguale alla massa per l’accelerazione. Per accelerare o decelerare un corpo che ha una massa doppia di un altro, occorrerà una forza doppia.

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Nello scontro tra A e B, si genera una forza che per i due oggetti è uguale e contraria.

Quando due oggetti si scontrano, all’impatto essi sperimentano la stessa forza (sia pure in direzioni contrarie), anche se hanno masse diverse e anche se uno dei due oggetti è inizialmente fermo. Naturalmente questo accade anche nel caso dell’impatto tra la racchetta e la pallina (dunque anche nel servizio quando la pallina viene colpita sostanzialmente da ferma), anche se normalmente tendiamo a pensare alla racchetta come all’oggetto “attivo” e alla pallina come all’oggetto che “viene colpito”.[1]

Dunque i due oggetti subiscono un’accelerazione all’impatto, accelerazione che è uguale, derivando la formula precedente, a

a = F/m

cioè alla forza diviso la massa. Poiché i due oggetti sperimentano la stessa forza, l’accelerazione che subiranno sarà legata alla loro rispettiva massa, e dunque la racchetta essendo più pesante della pallina subirà un’accelerazione inferiore.

Dunque:

mr*ar = mp*ap

cioè la massa della racchetta moltiplicata per la sua accelerazione, è uguale alla massa della pallina moltiplicata per la sua accelerazione.

Se due oggetti elastici dello stesso peso si scontrano, dopo l’impatto si allontaneranno alla stessa velocità, indipendentemente dalla rispettiva velocità iniziale.

Poiché la massa della pallina è notevolmente inferiore a quella della racchetta,[2] normalmente la racchetta in seguito all’impatto rallenta soltanto la sua corsa, mentre la pallina rimbalza e torna indietro, cioè in una frazione di secondo subisce dapprima una decelerazione che la porta a fermarsi, e poi una successiva accelerazione opposta.

La velocità che avevano i due corpi al momento dell’impatto è importante, nel determinare la quantità di moto. Essa è infatti uguale alla massa per la velocità. Prima dell’impatto, i due oggetti avevano entrambi una propria quantità di moto, determinata dalla propria massa per la propria velocità. Quando i due oggetti si scontrano, entrambi cambiano la quantità di moto che avevano prima dello scontro, ma il cambiamento nella loro quantità di moto è uguale: se uno ne guadagna, l’altro ne perde. La somma della quantità di moto dei due oggetti prima e dopo la collisione resta dunque la stessa (legge della conservazione della quantità di moto).

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Se due oggetti che si scontrano hanno una diversa quantità di moto iniziale (come accade normalmente per una racchetta e una pallina), si può dire che all’impatto quello dotato di maggiore quantità di moto, ne trasferisca una parte all’altro. Poiché il cambiamento nella quantità di moto dei due oggetti è lo stesso, la quantità di moto che la racchetta perde è la stessa che trasferisce alla pallina (e che dunque la pallina guadagna). Normalmente infatti la racchetta possiede una quantità di moto superiore alla pallina (potrebbe non essere così solo qualora una pallina colpisca ad alta velocità una racchetta ferma o quasi ferma).

Poiché l’impatto non è istantaneo ma ha una certa durata (circa 5 millisecondi), occorre considerare anche questo fattore, introducendo il concetto di impulso, che è dato dalla forza per il tempo della sua durata. Poiché la forza totale è la stessa, aumentando la durata dell’impatto si può diminuire la forza che agisce nell’unità di tempo. Come subivano la stessa forza ma in direzione contraria, i due corpi che si scontrano subiscono anche lo stesso impulso ma in direzione contraria.


Note:
[1] Per il momento considereremo la racchetta e la pallina come due oggetti che si scontrano in modo lineare.
[2] Anche se, come vedremo, ad essere decisiva per il comportamento della racchetta è la massa efficace, che dipende dal punto la palla in cui viene colpita.
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Racchetta: scelta per tipo di gioco

La racchetta per il topspin

Per il gioco in topspin è necessario essere capaci di velocizzare parecchio la testa della racchetta. Dal momento che si intende dare alla palla un certo grado di spinta in verticale per darle una rotazione verso l’alto, c’è il rischio di disperdere energia preziosa per imprimere comunque una buona velocità alla palla: per evitare che la velocità orizzontale della palla e dunque la potenza del colpo cali troppo, è necessario fornire una grossa quantità di energia al colpo. Per questo i giocatori capaci di imprimere alla palla una grossa rotazione verso l’alto, sono dotati di molta forza (o meglio potenza, cioè forza veloce) nel braccio, in particolare nei muscoli del braccio (bicipite) e della spalla, oltre che della capacità tecnica di colpire con un gesto che sia in grado di imprimere una frustata con il polso.

Occorre anche tenere presente che per imprimere una rotazione verso l’alto alla palla, per produrre colpi in topspin, è necessario ribaltare la rotazione della palla che arriva dall’avversario. Infatti, a causa dell’attrito provocato dall’impatto tra la palla e il terreno, essa acquista una rotazione verso l’alto indipendentemente dal fatto che l’avversario abbia voluto o no imprimerne una in tal senso. Dunque, che il colpo dell’avversario sia stato in topspin o piatto, la palla colpirà il nostro piatto corde con una rotazione verso l’alto, ma rispetto alla nostra racchetta la rotazione sarà opposta al nostro topspin, cioè sarà verso il basso. L’unica eccezione è un colpo in backspin che può anche uscire dal rimbalzo senza alcuna rotazione.

Poiché ad essere decisivo per il topspin è la velocizzazione della testa della racchetta, risulta utile per questo tipo di colpo una racchetta non troppo pesante. Infatti l’energia prodotta all’impatto aumenta in modo lineare con la massa, ma aumenta con il quadrato della velocità, per cui fornisce più energia una racchetta leggermente più leggera ma mossa ad una velocità molto maggiore, di una più pesante ma mossa ad una velocità molto inferiore. Per trasferire alla palla una buona dose di energia sarà necessario poi avere un buon dato di inerzia, e dunque il bilanciamento potrà essere leggermente spostato verso la testa, rispetto ad una racchetta classica.

D’altronde i colpi in tospin rendono meno probabile commettere errori nella traiettoria della palla, perché una palla che ruota verso l’alto avrà una traiettoria più alta (la palla passa più in alto sopra la rete, mentre la resistenza dell’aria la fa scendere prima che arrivi in fondo), per cui se nei colpi piatti cercare il massimo della velocità è più rischioso, nei colpi in topspin si può sbracciare con più foga. Per questo, quel controllo che nei colpi classici o dotati di poca rotazione viene dato dal peso della racchetta, qui può essere dato in parte anche dalla particolarità del colpo.

È anche vero che i colpi in topspin aumentano il rischio di colpire il telaio (cioè di “steccare”), perché la palla viene colpita di striscio in modo che possa ruotare sul piatto corde. Per questo può essere utile un piatto corde non troppo piccolo (diciamo dai 95 ai 100 pollici quadrati), e inoltre si può avere l’accortezza di colpire la palla nella parte alta del piatto corde (inteso in senso longitudinale), in modo che scorrendo dall’alto verso il basso non arrivi a colpire il telaio prima di aver lasciato le corde.

Per quanto riguarda lo schema di incordatura, può essere utile un pattern poco denso, ad esempio 16×19 o anche 16×18.

Per quanto riguarda le corde, sarà necessario trovare le giuste combinazioni in termini di tensione, calibro e tipo (rigidità). Il dwell time non deve essere né troppo breve (altrimenti le corde non fanno in tempo ad “arrampicarsi” sulle corde) né troppo lungo (altrimenti la palla potrebbe scivolare via e colpire il telaio). Per un heavy topspin può essere valida la scelta di corde rigide, abbastanza sottili e ad una tensione media.

Comunque, il topspin, come del resto gli altri colpi, non viene da solo, o grazie alla racchetta. Un giocatore dotato di una sufficiente potenza e capacità tecnica, sarà in grado di produrlo con quasi tutte le racchette. Inoltre, entro certi limiti le preferenze sono individuali.


La racchetta per il backspin

A differenza che nel gioco in topspin, il gioco in backspin (rotazione dall’alto verso il basso, ad esempio nel rovescio slice) richiede una racchetta di tipo classico, dunque dal piatto corde più contenuto, dal bilanciamento più verso il cuore che verso la testa, e dal profilo sottile. Infatti per questo tipo di colpo non è richiesta l’estrema velocizzazione della racchetta che era richiesta nel caso precedente, perché dopo il rimbalzo la rotazione che assume la palla è già quella giusta, o al massimo non vi è alcuna rotazione. Dunque non si tratta di ribaltare la rotazione, ma solo di assecondarla o al massimo di aumentarla.


La racchetta per il serve & volley

Il giocatore di serve & volley ha bisogno di una racchetta maneggevole, per arrivare bene nelle situazioni in cui c’è poco tempo, e stabile all’impatto nelle volée e negli smash. Dunque deve essere una racchetta classica, dal bilanciamento non troppo spostato verso la testa, e dal peso importante ma non eccessivo, per avere una discreta stabilità all’impatto nei confronti dei passanti dell’avversario, quando non c’è la possibilità di imprimere energia alla racchetta con un’apertura ampia, ma senza perdere in maneggevolezza. È bene che la rigidità non sia elevata, per avere la giusta sensibilità nel gioco.
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Racchetta: scelta per età e sesso

Principianti
Le racchette da tennis per principianti devono essere maneggevoli e poco costose: lo scopo sarebbe quello di consentire ai clienti di poter cominciare a giocare, senza sapere quante volte andranno effettivamente a giocare e se intenderanno cominciare con una certa regolarità.
Poiché esistono anche racchette agonistiche leggere, ad esempio quelle studiate per le donne, non c’è bisogno di cercare racchette particolari, troppo leggere o dal piatto corde molto grande.
Se cercate una racchetta per principianti,che sia veramente economica, ad esempio al di sotto dei 100 Euro (se ne trovano anche a meno di 40 Euro). Meglio puntare su una marca economica (esistono marche che puntano proprio sulle racchette per principianti o comunque su quelle poco costose).
Altrimenti, tanto vale scegliere una agonistica da 300 grammi o una agonistica leggera. È invece inutile scegliere una racchetta ipersofisticata per un principiante. Meglio scegliere una racchetta che giochi più o meno come una racchetta normale, piuttosto che una che si presuppone che “aiuti” nel gioco. Meglio evitare dunque le racchette iperleggere, dall’ovale enorme, dal profilo troppo spesso e sbilanciate verso la testa.
 
Amatori
Tra i modelli studiati per il pubblico di amatori si trovano le peggiori racchette in commercio, con l’aggravante di essere spesso molto costose. I modelli più costosi sono in effetti quelli per giocatori intermedi, perché le case costruttrici fanno di tutto per rendere il più possibile maneggevoli e leggere per questo tipo di target, producendo modelli leggerissimi, dal piatto corde enorme, dal profilo molto spesso e con fantascientifici sistemi di riduzione delle vibrazioni (in questo modo però ammettono implicitamente che quel tipo di racchette genera molte vibrazioni…). Evidentemente, si presuppone che gli utenti non siano in grado di tenere in mano una racchetta da 280 grammi. In tal caso sarebbe meglio correre ai ripari e rinforzare un po’ la muscolatura, piuttosto che spendere 300 Euro per un racchettone supertecnologiche e ipercostose.
 
 
Agonisti
I giocatori agonisti hanno in genere un’esperienza sufficiente per conoscere le caratteristiche della racchetta di cui hanno bisogno. In genere è una buona idea quella di non cambiare drasticamente le caratteristiche della racchetta rispetto a quella che si usava in precedenza. Ad alti livelli di gioco anche piccoli cambiamenti possono richiedere del tempo per farci l’abitudine. A volte persino i giocatori professionisti hanno dei problemi nel trovare la racchetta giusta, magari dopo che la casa produttrice ha terminato la produzione del modello che usavano in precedenza.
Poiché i giocatori agonisti, e ancor più i professionisti, hanno bisogno di un attrezzo che soddisfi in tutto e per tutto le loro esigenze, è bene che provino prima di acquistare le racchette su cui sono orientati.
Ci auguriamo che la lettura di questa guida potrà offrire indicazioni utili al riguardo.
 
Campioni
In Italia per le vendite contano soprattutto i testimonial, a differenza ad esempio che in America, dove si ha una mentalità pragmatica che tende a favorire l’attrezzo ritenuto più performante o più adatto alle proprie caratteristiche. Questo può sfavorire quelle case produttrici che non hanno molti testimonial o non hanno quelli di maggior richiamo, ma possono avere una grande tradizione e possono produrre telai di qualità.
 
Viceversa le case che hanno come testimonial i campioni o i giocatori che hanno la maggiore visibilità, riescono a vendere parecchio, soprattutto quei modelli che sono appunto sponsorizzati da questi giocatori. Intendiamoci, si tratta in genere di modelli di ottima qualità, anche se spesso sono un po’ difficili da usare per i giocatori non agonisti.
 
Juniores
La caratteristica principale delle racchette da tennis juniores è naturalmente la dimensione. Il peso e le dimensioni del manico sono legate alla lunghezza del telaio e alla superficie del piatto corde.
Le racchette più piccole, studiate per bambini di meno di 4 anni, hanno una lunghezza di 43 centimetri, mentre le più lunghe sono di un paio di centimetri più corte di quelle standard da adulti (66-66,5 centimetri). Come per i numeri delle scarpe, si trovano racchette di tutte le dimensioni, in modo da accompagnare i ragazzi nella loro crescita. In genere la lunghezza del telaio indicata in pollici si aggiunge al nome della racchetta, in modo che ogni racchetta presenta diversi modelli di diverse dimensioni. La lunghezza in pollici parte da 17 (43,2 cm) e sale di due alla volta (circa 5 cm) fino a 25 (63,5 cm), a cui si aggiunge la dimensione più grande, quella dei 26 pollici (66 cm), che rappresenta il punto di raccordo con quelle standard da adulti (27 pollici, 68,6 cm). Così ad esempio una racchetta da 23 pollici potrà andare per ragazzi dai 9 ai 12 anni, aventi un’altezza di circa 140-150 cm.
 
Donne
L’aspetto principale da tenere in considerazione nella scelta della racchetta per una donna è la forza nelle braccia. Infatti tra le donne le differenze in termini di forza possono essere notevoli, soprattutto nella parte alta del corpo. Alcune donne, magari sedentarie o dal passato sportivo non importante, potrebbero avere difficoltà a maneggiare anche delle racchette dal peso tutto sommato contenuto.
La buona notizia è con la pratica il corpo si adatta, e con un approccio graduale è possibile abituarsi ad usare una racchetta che all’inizio sembrava troppo pesante.
Possono essere utili anche esercizi mirati, per rinforzare le braccia e le spalle, usando piccoli pesi o  anche delle bottiglie d’acqua.
Il consiglio: Scegliete una racchetta un po’ più leggera di quelle usate dalle agoniste o dagli uomini, ma senza scendere sotto i 280 grammi. Non buttatevi su un racchettone o una racchetta troppo sbilanciata in testa.
 
Anziani
Oltre agli amatori e ai giocatori intermedi, il target delle racchette più costose e tecnologiche è indubbiamente costituito dagli anziani. Si presuppone che la tecnologia possa consentire anche a chi ha superato una certa età di trovare la profondità di palla che desidera, e di farlo senza fatica.
Personalmente non sono d’accordo con questo approccio: non si vede come si possa considerare “anziano” uno sportivo. A ben guardare, considerarsi anziani è il primo passo per comportarsi di conseguenza, e diventarlo veramente. Lo sport ha proprio il ruolo di mantenere giovani tutta la vita. Non si vede perché un giocatore ancora giovane ma “maturo” (e non anziano) non possa essere in grado di maneggiare una racchetta agonistica, magari relativamente leggera, ma pur sempre agonistica (quindi comunque non al di sotto dei 290 grammi). Personalmente ho conosciuto splendidi ultrasettantenni che giocavano con racchette normalissime, cioè buone racchette agonistiche. Piuttosto che cercare un aiuto tecnologico, semmai è preferibile mantenersi allenati nei diversi aspetti importanti per il tennis, dalla velocità alla resistenza alla forza (e non da ultimo la tecnica, che si può sempre migliorare), per avere la prova di essere ancora performanti e di potersi permettere una racchetta normale. Il fisico (e il portafoglio, dato il costo dei racchettoni ipertecnologici) ringrazierà.
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Materiali di costruzione per le racchette

Il tennis è uno sport molto popolare, che nel tempo ha subito numerose variazioni.

La data ufficiale per la nascita del tennis è il 23 febbraio 1874, quando il Maggiore Walter Clopton Wingfield depositò il brevetto di questa sua nuova invenzione alla “Chambre des métiers” di Londra. Sostanzialmente si trattava di un miglioramento dell’antico “Jeu de Paume” (Gioco della Pallacorda). Il tennis, così come il suo antenato, prevedeva l’uso di una racchetta caratterizzata da un manico, un fusto, una parte centrale (il cuore) e una parte più larga e arrotondata costituita dall'incordatura, detto piatto delle corde. Forma e materiali utilizzati si sono evoluti nel tempo, garantendo un miglioramento nell'impatto e nel controllo della palla.
Ripercorriamo insieme le tappe salienti di questa evoluzione, per capire insieme quanto la chimica abbia giocato un ruolo fondamentale.

Le prime racchette da tennis vennero realizzate in legno, praticamente l’unico materiale utilizzato fino agli anni ’70. I metodi di assemblaggio si sono via via affinati, anche se il principio costruttivo è rimasto lo stesso: la costruzione stratificata, ovvero la sovrapposizione di tanti listelli di legno di diversa qualità e resa, compressione ed incollaggio. Le ultime racchette di legno pesavano mediamente intorno ai 400 grammi, avevano una superficie dell’ovale di circa 440 centimetri quadrati, non erano particolarmente rigide e la loro attitudine alla spinta era garantita dal peso elevato.

La prima vera alternativa al legno fu il metallo. René Lacoste, celebre tennista degli anni ’60, ebbe l’idea di realizzare la racchetta in metallo, per garantire un peso più contenuto e una distribuzione delle masse più omogenea. Il metallo più gettonato fu l’alluminio perché offriva ottime garanzie di leggerezza.
Il cambiamento radicale avvenne all’inizio degli anni ’70, quando un famoso ingegnere (e imprenditore!) pensò che le racchette si potessero costruire alternando strati di legno a strati di resine sintetiche. La strada era ormai battuta! Da quel momento fu tutto un succedersi di materiali: fibra di vetro, carbonio, kevlar, boron e ceramica, che consentirono la costruzione di telai più leggeri, maneggevoli, precisi e più o meno flessibili, a seconda delle esigenze di controllo.
Ma la vera rivoluzione delle racchette moderne è arrivata con l’introduzione della grafite, materiale più leggero e rigido del legno, come componente principale del telaio. Eventuali altri materiali vengono per lo più aggiunti in certe zone del telaio per produrre effetti diversi (ad esempio più rigidità, meno vibrazioni ecc.). Vengono talvolta usati materiali dal nome diverso (dnx, nanocarbon, deltacore ecc.) sono comunque simili alla grafite, cioè composti di carbonio.  L'uso di questi materiali compositi ha permesso di aumentare la superficie dell'incordatura mantenendo la rigidità della struttura, arrivando così a concepire racchette in grado di adattarsi ad ogni tipo di giocatore.

Materiali intelligenti e ritrovati tecnologici
Negli ultimi anni si è parlato molto di  racchette “intelligenti”. In che cosa consistono? I cosiddetti materiali “intelligenti” che compongono le racchette utilizzano le proprietà elettriche o magnetiche, ma sono in grado più che altro di ridurre le vibrazioni, non di aumentare la potenza, né di ridurre lo shock. Per questo forse non hanno raggiunto la clientela sperata.

Le corde
L’accordatura rappresenta l’altra metà del cielo di una racchetta. Inizialmente e sino ai primi anni ’70, si usava materiale naturale, come il budello. La fonte delle corde da tennis in budello naturale è la mucca (o meglio, una parte del suo intestino chiamata sierosa).
Oggi però le accordature sono gran parte in materiale sintetico. Dai polifilamenti intrecciati di nylon, alle evoluzioni in poliaramide (kevlar) e poliestere, usate soprattutto per le corde più performanti in termini di potenza realizzate in monofilamento (ossia un filo unico dello spessore desiderato).
Certo la velocità di palla che esce dalle racchette e corde di oggi non è nemmeno confrontabile con quella da racchette di legno e corde in budello naturale, però il “pof” di quest’ultime, accoppiate all’erba di Wimbledon, strappa sempre una lacrima all’appassionato di questo sport.

Si ringrazia il Professor Maurizio Masi, Dipartimento di Chimica, Materiali e Ingegneria chimica “Giulio Natta” del Politecnico di Milano.
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Il manico della racchetta

La misura del manico in una racchetta da tennis può variare in lunghezza e in larghezza, e anche nella forma. Mentre un determinato modello avrà lunghezza e forma del manico fissa, vi saranno diverse misure di larghezza per venire incontro alle diverse esigenze dei clienti.

La lunghezza del manico è importante soprattutto per i giocatori bimani: se giocate almeno un colpo a due mani, verificate che vi sia sufficiente spazio per impugnare il manico con entrambe. È vero che alcuni giocatori bimani riescono comunque ad adattarsi a racchette dal manico un po’ corto, ma nel dubbio, è bene pensare anche a questo aspetto. Alcune racchette come le Yonex sono studiate per i giocatori bimani e hanno un manico lungo e confortevole.

La larghezza del manico è invece legata alla lunghezza della mano. Più la mano è grande, più sarà necessario un manico largo. A parte questo, comunque dipende dalle preferenze individuali. Un tempo, nell’epoca delle racchette di legno, valeva la regola che impugnando la racchetta, dovesse rimanere lo spazio di un dito tra il palmo della mano e la punta delle dita, e dunque si usavano manici molto grandi. Oggi invece si tende ad usare manici dalla misura più contenuta, e anche giocatori dalla mano molto grande preferiscono impugnare manici non troppo spessi per non perdere in sensibilità.

Tenendo presente che è più facile ingrossare il manico che rimpicciolirlo, aggiungendo ad esempio uno o due overgrip sopra ad esso, è meglio, nel dubbio, scegliere un manico più piccolo che uno più grande.

La misura standard del manico, che mette d’accordo la maggior parte dei giocatori, è L3 (in pollici: quattro e tre ottavi). In effetti la maggior parte delle racchette prodotte hanno questa misura nel manico. Quando si acquista una racchetta senza far riferimento al manico, si intende che la sua misura sia appunto questa.

Comunque, le misure del manico sono le seguenti (la differenza tra una misura e la seguente è un ottavo di pollice, quindi 0,3 centimetri):

Hashtag racchette su Passionetennis - Il portale del tennista Misure_manico

1 pollice (in) = 2,54 cm.

Le misure L0 ed L1 vengono utilizzate da bambini e ragazzi e dunque si trovano solo in racchette juniores. Alcuni giocatori partono da un manico L2 a cui aggiungono due overgrip, in modo da raggiungere una dimensione intermedia, e soprattutto, da avere un manico della consistenza e della morbidezza che più aggrada loro. Esistono anche in commercio dei “manicotti” in grado di aumentare le dimensioni del grip.

La forma del manico deve consentire una buona presa, ma anche una buona sensibilità.

La misura standard per gli adulti è L3. Le misure da L0000 a L1 sono misure juniores.
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Schema incordatura

Le diverse racchette da tennis possono avere una densità del piatto corde (String Pattern), cioè un numero di corde, diverso. In genere un modello di racchetta presenta un certo schema di incordatura (ad esempio 16*18 o 18*20), ma negli ultimi tempi alcune case produttrici offrono per lo stesso modello la scelta tra due diversi schemi d’incordatura. In genere gli schemi di incordatura previsti per racchette sono: 18*19, 18*20, 16*19, 16*18, 16*20.

Rafael Nadal, il re del topspin, gioca con uno schema di incordatura 16*19, per esaltare le rotazioni.

Quali sono le differenze? Uno schema di incordatura più denso fa sì che all’impatto con la pallina le corde si deflettano meno, e dunque si comportino come corde più rigide, vibrando di più[1] ma riducendo il dwell time e dunque favorendo il controllo.

La maggiore deflessione delle corde influirà leggermente sulla potenza, per cui uno schema di incordatura meno denso consentirà di produrre leggermente più potenza, ma come vedremo nella pagina sulle corde, la differenza in termini di potenza a seconda del tipo di corde usate o di altre caratteristiche legate alle corde è comunque ridotta.

Per i colpi in topspin risulta più favorevole un pattern meno denso, che consentirà al piatto corde di “agganciare” la pallina con più facilità.

La conservazione delle corde è invece migliore se il pattern è più denso, perché deformandosi di meno all’impatto, esse subiranno un minore stress e dunque si usureranno meno.

Il consiglio: i giocatori “classici”, che non disdegnano le discese a rete e i colpi in backspin, e che necessitano più che altro di controllo, sceglieranno uno schema di incordatura denso, cioè 18*20. I giocatori che prediligono il topspin sceglieranno un pattern meno denso, quindi 16*19 o anche 16*18. Nel dubbio, scegliete il 16*19, che sta diventando lo standard nel gioco di questi anni.

Note:

[1] La vibrazione delle corde, di cui fino ad ora non ci siamo occupati e di cui ci occuperemo nella pagina sulle corde, non va confusa con la vibrazione del telaio.
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Ampiezza del piatto corde

Un tempo le racchette di legno avevano un piatto corde molto esiguo, per cui era già “una scommessa” riuscire a colpire la pallina. Con il progresso tecnologico, la disponibilità di materiali leggeri ma resistenti ha reso possibile l’allargamento del piatto corde, con il risultato di migliorare la facilità di gioco. A partire dagli anni ’90 si sono diffuse le racchette oversize, i cosiddetti racchettoni dal piatto corde enorme, che per un po’ di tempo hanno anche trovato qualche estimatore tra i professionisti.

Ma qual è l’ampiezza giusta per un piatto corde, e in che misura influisce sul gioco?

Come è evidente, un piatto corde più ampio consente banalmente di colpire più facilmente la palla. Oltre all’esigenza di “prenderla”, vi è però anche l’esigenza di colpire la palla in quell’area del piatto corde che presenta la massima restituzione da parte delle corde, che comunemente viene chiamato sweet spot.


L’ampiezza giusta

Una racchetta dal piatto corde più ampio avrà uno sweet spot più ampio, il che è positivo.

Inoltre, più il piatto corde è ampio, più aumenta il coefficiente di restituzione, cioè più le corde si deflettono all’impatto con la pallina. Questo comporta un effetto positivo, e cioè che sarà più lungo il dwell time, effetto che contribuisce alla prevenzione degli infortuni, e uno negativo, e cioè che una deflessione delle corde eccessiva può portare ad un minor controllo del colpo quando non si colpisce al centro. Quando invece si colpisce al centro, una maggiore deflessione delle corde è positiva perché comporta una maggiore potenza,[1] senza che l’angolo di restituzione della palla sia modificato.
Una ragione per cui un dwell time più lungo riduce il controllo, come abbiamo visto, si trova nel fatto che nei colpi decentrati aumenta la modificazione dell’angolo di impatto voluto dal giocatore: più tardi la palla lascia le corde, più sarà variato l’angolo della racchetta a causa a della torsione (movimento a giro di vite).

Inoltre accade che nei colpi decentrati la risposta delle corde non sarà omogenea, perché le corde più vicine al telaio essendo più corte si deformeranno meno, per cui la palla tenderà a rotolare verso il centro del piatto corde. Questo effetto è opposto al precedente (torsione), e in genere è minore di esso, ma nelle racchette dal piatto corde ampio può essere così evidente da ridurre il controllo, generando un’uscita della palla poco prevedibile.

Un altro effetto negativo che si verifica con le racchette dal piatto corde grande è legato alla perdita di tensione nelle corde, che si verifica con il passare del tempo. Le racchette dal piatto corde più grande richiedono una maggiore tensione delle corde (e infatti le case produttrici consigliano una tensione maggiore per le racchette oversize): purtroppo però le corde più lunghe e tirate a tensioni maggiori tendono a perdere la tensione più rapidamente, con il risultato che il rotolamento della palla sulle corde nei colpi decentrati, con il passare delle ore di gioco risulterà ulteriormente accentuato.[2]

Quando invece la palla viene colpita fuori dal centro in una racchetta dal piatto corde piccolo, la risposta delle corde non presenterà particolari anomalie, anche se sarà così poco pronunciata da rendere il colpo poco potente (per cui si parla di “sweet spot piccolo” per questo tipo di racchette).

Un’altra ragione per cui un dwell time lungo riduce il controllo può essere che se le corde si deflettono molto, l’altro oggetto elastico che si deforma all’impatto, cioè la pallina, si deformerà meno, per cui verrà “schiacciata” poco sul piatto corde e avrà poca presa sulle corde, risultando meno controllabile nel caso si voglia imprimerle una rotazione.

È possibile compensare in parte questi effetti che risultano amplificati da un piatto corde grande, aumentando la tensione e il calibro delle corde, ma rimane il fatto che di per sé questi effetti se pur aumentano leggermente la potenza, riducono il controllo, e dunque non sono ricercati dai giocatori avanzati.[3]

Al di là del controllo, un piatto corde ampio ha comunque il merito di aumentare la stabilità torsionale, cioè è in grado di ridurre la torsione laterale (tipo “giro di vite) che si produce nei colpi decentrati rispetto all’asse longitudinale; è anche vero che se il piatto corde è molto ampio, è probabile che aumenti il numero di palle colpite fuori dal centro e ad una distanza maggiore da esso, per cui il risultato finale potrebbe essere negativo anche rispetto allo shock torsionale.

D’altro canto, un piatto corde molto ampio rende più difficile manovrare la racchetta, che diventerà meno aerodinamica, riducendo la possibilità di velocizzare la testa della racchetta, utile se si vuole produrre delle rotazioni, ma anche per produrre potenza, soprattutto nel servizio. In genere i “racchettoni” hanno il profilo spesso, sono rigide e sbilanciate verso la testa, caratteristiche che abbiamo visto essere negative.

Per dare alla palla un po’ di rotazione in topspin sarà comunque utile un piatto corde non troppo piccolo, perché quando si colpisce la pallina con un angolo di incidenza più piccolo e/o si vuole far rotolare un po’ la pallina sulle corde, è più facile rischiare di uscire dalla sweet area.

Un piatto corde un po’ più ampio sarà invece utile in risposta e nei colpi in recupero. Anche i giocatori che amano colpire la palla in anticipo, quando sta ancora salendo, possono trovare utile un piatto corde abbastanza ampio, perché avendo meno tempo a disposizione potrebbero non riuscire sempre a centrare il piatto corde.

Occorre dunque trovare, come spesso accade quando si parla di racchette, il giusto compromesso. Una racchetta dal piatto corde piccolo sarà precisa e accurata per chi tende a colpire la palla al centro ed ha una buona potenza di braccio (Sampras giocava con una racchetta dal piatto corde piccolo, di 85 pollici quadrati, e Federer ha usato per la gran parte della carriera un piatto corde da 90), gli altri giocatori utilizzeranno una racchetta dal piatto corde intermedio (la maggior parte dei giocatori usa racchette da 95-100 pollici quadrati), mentre l’oversize non è mai consigliabile: meglio abituarsi a giocare con una buona racchetta, che sperare che il racchettone aiuti a buttare dall’altra parte qualche palla in più…

 
Normalmente l’ampiezza del piatto corde viene definita in pollici quadrati (simbolo in2), mentre alcune case come la Head utilizzano invece i centimetri quadrati.

Al giorno d’oggi la maggior parte dei telai ha un piatto corde che va dai 95 ai 100 pollici quadrati (detti midplus); alcuni giocatori molto forti, che non usano molto le rotazioni ed esigono molta precisione utilizzano racchette intorno ai 90 in2 (detti mid), più difficili ma più precisi, mentre al di sopra dei 100 e fino ai 105 in2 vengono utilizzate da giocatrici anche avanzate ma in genere dalla non grande potenza di braccio. Al di sopra dei 105 pollici quadrati si può parlare a tutti gli effetti di oversize (anche se tecnicamente lo sono già al di sopra dei 100 in2).

Il consiglio: acquistate una racchetta dal piatto corde che va dai 95 ai 100 pollici quadrati; se avete forza nel braccio ed esigenze di precisione scendete anche al di sotto dei 95 in2; non superate in ogni caso i 102 in2.



Tabella di conversione

Normalmente l’ampiezza del piatto corde viene definita in pollici quadrati (simbolo in2); alcune Case come la Head utilizzano invece i centimetri quadrati.

Conversione pollici quadrati/centimetri quadrati

1 cm2 = 6,4516 in2

1 in2 = 0,155 cm2
 

Pollici quadrati (in2) - Centimetri quadrati (cm2)

  85 - 548    101 - 652    117 - 755
  86 - 555    102 - 658    118 - 761
  87 - 561    103 - 665    119 - 768
  88 - 568    104 - 671    120 - 774
  89 - 574    105 - 677    121 - 781
  90 - 581    106 - 684    122 - 787
  91 - 587    107 - 690    123 - 794
  92 - 594    108 - 697    124 - 800
  93 - 600    109 - 703    125 - 809
  94 - 606    110 - 710  
  95 - 613    111 - 716  
  96 - 619    112 - 723  
  97 - 626    113 - 729  
  98 - 632    114 - 735  
  99 - 639    115 - 742  
100 - 645    116 - 748  
 
Note:

[1] Come vedremo in seguito, le grandezze che influiscono sull’ampiezza della deflessione delle corde (ampiezza del piatto corde, oltre che tipo, larghezza e tensione delle corde stesse) hanno un’influenza sulla velocità che si può imprimere alla palla tutto sommato limitata, nell’ordine di pochi chilometri orari.

[2] Quei pochi giocatori professionisti che in passato hanno usato racchette oversize non avevano di questi problemi perché potevano cambiare le corde ogni volta che lo desideravano, ma l’amatore che chiaramente non ha questa possibilità è bene che tenga conto di questi effetti.

[3] L’idea che un dwell time più lungo aumenti il controllo non solo contrasta con l’idea che una maggiore tensione delle corde (che comporta un dwell time più breve) aumenti a suo modo il controllo, ma non risulta dimostrata in qualche modo. Infatti per quanto si prolunghi il dwell time, questo non sarà comunque abbastanza lungo da consentire al giocatore di compensare in qualche modo il colpo modificandolo in base alle sensazioni ricevute durante l’impatto. L’impatto dura pochi millisecondi, e al massimo può variare di pochi millisecondi in più o in meno, decisamente troppo pochi per avere la possibilità di accorgersi di eventuali errori e di modificare il movimento.

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La rigidità del telaio

Come abbiamo visto nella pagina su "Il profilo della racchetta", lo spessore del telaio influisce sulla sua rigidità. Naturalmente però, conta anche il materiale con cui è costruito. Le racchette in legno erano molto flessibili a causa della bassa rigidità del legno, mentre la tecnologia moderna ha reso possibile la costruzione di telai leggeri e rigidi.
Quando la racchetta (o meglio il piatto corde) colpisce la palla, se il telaio non è completamente rigido, si flette leggermente, per poi tornare nella posizione originaria quando ormai la palla è andata via.[1]

La rigidità del telaio è in grado di influire, insieme ad altri fattori come l’ampiezza del piatto corde, lo schema di incordatura e il tipo e la tensione delle corde, sul dwell time, vale a dire la durata dell’impatto tra le corde e la palla. Un telaio rigido contribuisce a ridurre il dwell time, il che migliora il controllo nei colpi decentrati, perché consente di limitare le variazioni nell’angolo dovute alla torsione della racchetta che si produce in questo tipo di colpi.
Un dwell time breve però aumenterà lo shock, perché le forze che si generano all’impatto saranno concentrate in un lasso di tempo più breve. Un telaio flessibile, aumentando il dwell time, sarà dunque buono per prevenire gli infortuni. La flessione del telaio è responsabile delle cosiddette “vibrazioni buone”: quanto più il telaio è flessibile, tanto più si flette, assorbendo i contraccolpi che si generano all’impatto, soprattutto quelli che si generano quando la palla viene colpita fuori dal centro del piatto corde. Viceversa, un telaio rigido si fletterà poco, riducendo le vibrazioni ma al contempo aumentando il contraccolpo che genera lo shock, e dunque apportando sul braccio le cosiddette “vibrazioni cattive”.

Come stiamo cominciando a capire, e come vedremo meglio in seguito, la distinzione tra vibrazioni buone e cattive non è corretta, perché le vibrazioni non producono conseguenze negative per il fisico del giocatore, e dunque non possono essere considerate “cattive”, mentre le cosiddette “vibrazioni cattive” corrispondono allo shock; per questo motivo da ora in poi parleremo di vibrazioni riferendoci alle vibrazioni del telaio, e di contraccolpo e shock riferendoci appunto a questi effetti che si generano all’impatto, e che semmai le vibrazioni vere e proprie, che per questo sono sempre buone rispetto al rischio di infortunarsi, sono in grado in parte di smorzare.
Le vibrazioni sono maggiori quando la palla viene colpita lontano dal centro del piatto corde, mentre quando la palla viene “centrata”, le differenze tra racchette di diversa rigidità in termini di vibrazioni sono minime.
È opinione comune che, seppure possono presentare delle controindicazioni, le racchette rigide siano in grado di esprimere una maggiore potenza. In realtà di per sé la rigidità del telaio non influisce di molto sulla capacità di generare potenza, tanto è vero che ci sono racchette rigide e poco potenti.
Teoricamente un telaio più rigido vibrerà meno e dunque disperderà meno energia all’impatto. Va detto che però la causa principale della perdita di energia all’impatto è il fatto che la racchetta non è tenuta saldamente nella mano, per cui all’impatto essa rallenta bruscamente il suo corso, e oltre a ciò può vibrare e ruotare. Non è possibile ridurre questo contraccolpo stringendo più forte la racchetta, perché la forza all’impatto è comunque troppo forte rispetto a quella della mano e del braccio, anche se si dispone di un braccio supermuscoloso. D’altro canto, se si stringe troppo la mano che impugna la racchetta, i muscoli si contraggono al punto da rendere meno fluido il movimento e dunque meno veloce la racchetta, riducendo la potenza. Pretendere di ridurre questa perdita di energia usando una racchetta rigida che riduce le vibrazioni, è dunque ottimistico.
In ogni caso, visto che quando si colpisce la palla al centro del piatto corde le vibrazioni sono minime, il guadagno in termini di potenza dato dal telaio rigido si avrebbe più che altro nei colpi decentrati, e in particolare nel servizio, dove si tende a colpire la palla verso la punta per colpirla più dall’alto e ampliare il margine di errore. Anche qui il guadagno se c’è è comunque limitato, perché la potenza del servizio dipende principalmente dalla velocità che si riesce ad imprimere alla palla. Sono ormai divenuti famosi gli esperimenti che hanno dimostrato che con le vecchie racchette di legno, molto più flessibili delle più flessibili attualmente presenti in commercio, si può servire più o meno alla stessa velocità di quelle moderne.[2]

In ogni caso, puntare su una racchetta che può causare più facilmente dei problemi fisici perché forse con essa si può aumentare leggermente la velocità nel servizio, non ci sembra molto sensato.
È comunque vero che la rigidità del telaio influisce (invero insieme ad altre grandezze) sulla collocazione dell’area di massima potenza (cioè l’area avente il coefficiente di restituzione più alto), che in una racchetta rigida si trova più vicino al centro del piatto corde per quanto riguarda i colpi da fondo, e più vicino alla punta nel servizio, cioè proprio dove si tende a colpire nella maggior parte dei casi, e questo potrebbe aiutare.
Ma la ragione principale per cui le racchette rigide sono “potenti” è che in genere esse hanno anche altre caratteristiche che aiutano a “tirare forte”, come il piatto corde ampio (che aumenta la deflessione delle corde, e soprattutto allarga l’area in cui tale deflessione è buona), il peso contenuto (cosa che rende facile muovere la racchetta ad una discreta velocità, anche per chi non ha molta forza nelle braccia) e il bilanciamento verso la testa (cosa che insieme all’aumento della superficie del piatto corde, sposta l’area di massima potenza verso l’alto)[3].

Tutti questi elementi insieme possono contribuire a rendere più “potente” la racchetta. Ma a velocità elevate questa facilità di gioco si paga in termini di una minore stabilità all’impatto, e dunque meno controllo e anche più shock che le articolazioni.
Va anche ricordato che una racchetta troppo rigida non favorisce il gioco in topspin, perché per imprimere alla palla una buona rotazione è necessario consentire ad essa di rotolare sul piatto corde, cosa che viene ostacolata da un telaio rigido, e ancora più da un telaio spesso.
Una buona racchetta sarà dunque flessibile, o quantomeno non troppo rigida, contrariamente a quanto viene detto o fatto intendere da alcune pubblicità relative ai telai più rigidi.

Calcolare la rigidità
La rigidità del telaio è calcolata dal Babolat RDC, applicando una forza di 25 chilogrammi intorno alla gola della racchetta. La scala di rigidità è la seguente:
  • meno di 55: molto flessibile
  • da 55 a 60: mediamente flessibile
  • da 60 a 65: mediamente rigida
  • da 65 a 70: rigida
  • più di 70: molto rigida

Al giorno d’oggi è difficile trovare in commercio racchette molto flessibili, mentre la maggior parte delle racchette disponibili è mediamente rigida.

Il consiglio: acquistate una racchetta di rigidità bassa o medio-bassa, che comunque non superi i 64 punti. Se avete problemi al gomito acquistate una racchetta flessibile (meno di 60 punti).
 
Note:
[1] Per questo motivo, non sono credibili le dichiarazioni di alcuni costruttori che sostengono che le racchette da loro prodotte avrebbero una potenza aggiuntiva data da una sorta di “effetto fionda” del telaio, che dopo essersi flesso, si rilascerebbe velocemente scaricando l’energia sulla palla. In ogni caso se questo tipo di effetto si verifica, esso è legato alla rigidità del telaio, che rende più rapide le vibrazioni e forse in certi casi può consentire all’onda di vibrazione di tornare sulle corde prima che la palla sia andata via, per cui non è credibile che un telaio possa essere poco rigido e produrre nello stesso tempo questo effetto.
[2] Le differenze tra le velocità prodotte al servizio usando racchette diverse (differenze che comunque non sono dovute solo alla rigidità, ma anche alla lunghezza del telaio o al centro di massa) sono di pochi chilometri all’ora.
[3] Cioè verso il centro del piatto corde nei colpi da fondocampo già a velocità intermedie, e verso la punta nel servizio.

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Il profilo della racchetta

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Magro è bello
Se osserviamo una racchetta dal lato più breve, possiamo apprezzarne il profilo o spessore (Beam Width), un’altra grandezza da tenere in considerazione nella valutazione dell’attrezzo.

Nella maggior parte delle racchette il profilo varia da 17 a 32 millimetri. Tra due racchette costruite con lo stesso materiale, quella con il profilo più ampio avrà il telaio più rigido, e posto che abbiano la stessa forma, sarà meno aerodinamica.

Parleremo degli effetti della rigidità del telaio nella pagina seguente. Per ora ci limiteremo a notare come le migliori racchette abbiano il telaio sottile perché esso risulterà più sensibile al tocco.

Grandi campioni come Sampras e Federer giocano o hanno giocato con telai di soli 17-18 millimetri di spessore. Giocatori da fondocampo che hanno bisogno di un po’ più di spinta utilizzano racchette un po’ più rigide e spesse, ma non troppo, pena la perdita di sensibilità e di aerodinamicità nel telaio.

Il profilo variabile
Alcune racchette moderne vengono fabbricate con un profilo variabile: in pratica il telaio si allarga gradualmente in certe zone e si restringe in altre. Questo viene fatto per rendere la racchetta più rigida in certe zone e più flessibile in altre.

In genere le racchette dal profilo variabile si allargano in testa o al centro del piatto corde, e si restringono nel manico e nel cuore. Questo per consentire una certa deflessione del telaio, mantenendo però più rigido il piatto corde. In questo modo si cerca di ottenere il miglior compromesso tra potenza e controllo.

In particolare, la racchetta dal profilo variabile che si allarga in testa consente di aumentare la rigidità torsionale, cioè di ridurre la torsione del piatto corde che si verifica quando la palla non viene colpita al centro, ma viene colpita più in alto o in basso rispetto all’asse longitudinale.

Occorre fare attenzione al fatto che a volte le case producono modelli di racchette simili nel nome e nel colore, ma che sono sostanzialmente racchette diverse, dal diverso spessore del profilo. Le versioni più pesanti e dal profilo più sottile possono avere nel nome il termine Pro o Tour, mentre la versione più leggera può avere il termine Team.

Il consiglio: Scegliete una racchetta intorno ai 18-21 mm di spessore, e comunque non superate i 24 mm. Evitate i racchettoni dal profilo troppo spesso.
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Lunghezza della racchetta:vantaggi e svantaggi

L’inerzia nelle racchette viene calcolata in chilogrammi per centimetro quadrato (kg/cm2), anche se normalmente viene presentata come cifra senza specificazioni.

Ma allora perché scegliere una racchetta longbody? Perché essa può comportare alcuni vantaggi.

La capacità di generare potenza è evidente soprattutto nel servizio, perché consente di colpire la palla leggermente più in alto, il che risulta utile per scavalcare più facilmente la rete, e dunque rende possibile “sbracciare” con più sicurezza. Dunque, non soltanto più potenza, ma anche un più alto margine d’errore nel fondamentale del servizio.

Inoltre, un telaio più lungo più risultare utile nei colpi in recupero, quando si tratta di allungarsi e arrivare a prendere palle quasi impossibili.

Un altro vantaggio può esserci per i giocatori bimani: dal momento che il rovescio a due mani comporta una minore leva (perché l’asse di rotazione è tra le due mani che impugnano il manico), avere una leva di lunghezza maggiore può essere utile per spingere con più facilità e dunque trovare più profondità nel colpo.

Non risultano invece particolari vantaggi nel dritto, che anzi sembra essere un po’ penalizzato.

In sintesi, fermo restando il fatto che non tutti riescono ad adattarsi ad un attrezzo più lungo, provare un telaio longbody può essere interessante per chi gioca il rovescio o entrambi i colpi a due mani, e per chi ha un servizio potente e può essere propenso a cercare una racchetta che consenta di trarre un ulteriore vantaggio da questo colpo, o magari per chi non è molto alto e vuole provare a guadagnare qualcosa riguardo all’altezza da cui si colpisce la palla.

Tra i professionisti, alcuni giocatori come Moya o Roddick ricorrevano a questo tipo di attrezzo, a volte addirittura di uno o due centimetri più lungo dei 70 centimetri dei normali longbody. Ma va detto che loro hanno la possibilità di provare tutti i telai che vogliono, di farseli costruire in base alle proprie esigenze, ed hanno tutto il tempo per allenarsi e adattarsi al nuovo attrezzo.

Il consiglio: Acquistate una racchetta di lunghezza standard (68,58 cm, massimo 69). Se giocate il rovescio a due mani (o addirittura entrambi i colpi a due mani) e/o volete più potenza nel servizio e avete la possibilità di provare una racchetta longbody, provatela per un po’ prima di acquistarla.
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Lunghezza della racchetta

L’inerzia nelle racchette viene calcolata in chilogrammi per centimetro quadrato (kg/cm2), anche se normalmente viene presentata come cifra senza specificazioni.

Per esigenze di chiarezza, nella pagina Inerzia della racchetta abbiamo trascurato il fattore lunghezza, e dunque abbiamo sostenuto che l’inerzia è data dalla distribuzione del peso nel telaio. Per capire le forze in gioco, è bene prendere in considerazione una variabile alla volta, lasciando invariate le altre. Ora dunque possiamo introdurre il fattore-lunghezza, e vedere quale influenza ha sull’inerzia e sulle altre grandezze in gioco.

Come abbiamo visto nella pagina sul Bilanciamento della racchetta, la maggior parte delle racchette viene fabbricata della lunghezza (length) standard di 68,58 centimetri, o 27 pollici (inches). Esistono poi le racchette cosiddette longbody, che misurano 70 centimetri, o 27,5 pollici di lunghezza. Il regolamento del tennis consente l’uso di racchette fino a 29 pollici (73,66 cm), mentre non fissa un limite minimo.

Negli ultimi tempi però si trovano sul mercato anche telai di una lunghezza leggermente superiore a quella standard (ad esempio, 69 centimetri).

Quali sono le differenze tra due telai di lunghezza diversa? Quali effetti produce la lunghezza della racchetta sul gioco? Innanzi tutto, un telaio più lungo comporta una leva più lunga, e dunque una maggiore attitudine alla spinta. A parità di peso e di bilanciamento, una racchetta più lunga avrà infatti una maggiore inerzia rispetto ad una standard. In realtà una racchetta più lunga avrà una maggiore capacità di produrre potenza anche se avrà la stessa inerzia di una più corta, perché anche a parità di velocità angolare, quella più lunga raggiungerà una maggiore velocità lineare nella testa.

Come ormai sappiamo, nella racchetta da tennis le diverse componenti vanno spesso in direzioni opposte, per cui per definire l’attrezzo giusto sarà necessario trovare i giusti compromessi. Se da un lato la maggiore lunghezza comporta una maggiore attitudine alla spinta, dall’altro lato essa comporterà una minore maneggevolezza. Questo è vero soprattutto per quei giocatori che, da sempre abituati ad utilizzare racchette di lunghezza standard, potrebbero avere dei problemi ad adattarsi ad una di lunghezza maggiorata. Naturalmente, pochi millimetri non hanno praticamente effetto, per cui non è facile avvertire la differenza ad esempio tra una racchetta lunga 68,58 centimetri e una lunga 69,2. Ma la differenza rispetto alla longbody da 70 centimetri si avverte eccome. Non a caso si è creato lo standard di lunghezza di 27 pollici, che è stato visto dalla maggior parte dei giocatori come il miglior compromesso tra attitudine alla spinta e maneggevolezza.

Tabella – Lunghezza del telaio


1 pollice (in) = 2,54 cm
La misura standard per gli adulti è 27 pollici (68,58 cm).
Le misure 17 a 26 sono misure juniores.

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Misurare l'inerzia della racchetta

L’inerzia nelle racchette viene calcolata in chilogrammi per centimetro quadrato (kg/cm2), anche se normalmente viene presentata come cifra senza specificazioni.

L’inerzia delle racchette viene misurata da macchine (come l’RDC o Racket Diagnostic Center, della Babolat) in grado di misurare l’inerzia di una racchetta, facendola oscillare e misurando il periodo di oscillazione della racchetta come se fosse un pendolo. La racchetta viene fatta oscillare intorno a 10 centimetri dall’inizio del manico, riproducendo una situazione che si verifica nei colpi a due mani, nei quali l’asse di rotazione si trova tra le mani stesse. Nella realtà, si osserva come nel servizio la racchetta venga spesso impugnata più in fondo per aumentare la leva, e dunque l’asse di rotazione si trova a circa 5 centimetri dall’inizio del manico, mentre nei colpi a una mano si trova a circa 7 centimetri. In realtà il motivo per cui si calcola l’inerzia in questo modo, è che per farla ruotare come un pendolo è necessario legarla in qualche modo al macchinario.

Occorre ricordare che in genere i produttori comunicano l’inerzia del telaio non incordato (dato che spesso si può leggere nel telaio stesso), mentre i tester delle riviste cartacee e online misurano l’inerzia posseduta dalla racchetta incordata, che è superiore al primo dato di circa 25-30 kg/cm2, con delle piccole variazioni che dipendono, come accade per il bilanciamento, dal tipo di corde che si montano (che possono essere più o meno spesse, di diverso materiale, e dunque più o meno pesanti) e dall’ampiezza del piatto corde (che può comportare l’uso di una maggiore o minore quantità di corde). Anche l’eventuale uso del gommino antivibrazioni e dell’overgrip, influendo sul peso finale, possono modificare leggermente l’inerzia della racchetta.

Effetti dell’inerzia


Come accadeva per il peso, all’interno del normale range di inerzia posseduta dalle racchette agonistiche attualmente in commercio, non ci sono grosse differenze nella capacità di produrre colpi potenti. Infatti, come per il peso, anche per l’inerzia va detto che al di sopra di un certo valore, essa influisce più sul controllo che sulla potenza: entro certi limiti è possibile ottenere lo stesso risultato in termini di velocità di palla, accelerando maggiormente una racchetta con meno inerzia (che del resto oppone meno resistenza), o velocizzando meno una racchetta con più inerzia (che opponendo una maggiore resistenza sarà più difficile da accelerare).

Un’inerzia elevata aumenta la stabilità torsionale, cioè riduce lo shock dato dal movimento a giro di vite che si verifica quando la palla viene colpita al di fuori dell’asse longitudinale.

Poiché però un bilanciamento elevato aumenta in generale lo shock, dato dal contraccolpo che si scarica sul braccio, occorre fare attenzione a che il dato di inerzia non sia dovuto tanto al bilanciamento spostato verso la testa, ma soprattutto al peso totale della racchetta.

In genere, i giocatori professionisti giocano con racchette dall’elevato valore di inerzia (in genere superiore a 350, ma a volte persino ai 370 kg/cm2).

Il consiglio: scegliete una racchetta che abbia una buona inerzia, almeno di 315 kg/cm2 (290 non incordata). Scegliete una racchetta dotata di un’inerzia elevata, purché il peso sia compatibile con le vostre possibilità, e il bilanciamento non sia spostato verso la testa (v. le pagine corrispondenti).
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Inerzia della racchetta

L’inerzia è la capacità di un corpo di opporsi alle variazioni del suo stato di moto o di quiete; essa ci dice quanto il corpo è in grado di mantenere il suo movimento iniziale o quanto sia difficile da parte di un altro corpo modificare lo stesso stato di moto. L’inerzia di un corpo è legata alla massa. La massa indica la quantità di materia che un corpo possiede; poiché tutti gli eventi di cui ci occupiamo avvengono nel sistema di riferimento rappresentato dalla Terra, la massa può essere considerata equivalente al peso.
Se immaginiamo due corpi che si scontrano frontalmente, come due palline da tennis, o meglio una palla più grande come un pallone da calcio che si scontra con un pallina da tennis, per conoscere il risultato dello scontro dobbiamo considerare il peso e la velocità di entrambi.
Secondo la meccanica, l’energia cinetica è uguale alla metà della massa per la velocità al quadrato. Se si vuole colpire la pallina con una grande energia, occorrerà dunque colpirla con un corpo che abbia una massa e una velocità elevate. E qui si torna alla regola di Jack Kramer, che vuole che si scelga la racchetta più pesante che si riesca a manovrare con facilità (perché altrimenti la massa sarebbe sì elevata, ma non avremmo abbastanza forza per velocizzarla).
Dal momento però che la racchetta non è un corpo sferico come un pallone da calcio, o comunque un corpo che si muova con moto lineare, per conoscere la sua capacità di trasferire energia sulla pallina non dobbiamo considerare l’inerzia lineare, né per conoscere l’energia sprigionata in un colpo dobbiamo riferirci alla velocità lineare, perché siamo di fronte ad un corpo che ruota intorno ad un asse e dunque ha un moto angolare, per cui non sarà indifferente la distribuzione della sua massa.
Infatti, la racchetta ruota intorno alla mano che la impugna, così che le parti più lontane dall’asse di rotazione si muoveranno ad una velocità lineare maggiore (la velocità angolare è la stessa per tutta la racchetta).
Quindi, per essere precisi, quando ci si riferisce alle racchette da tennis, più che di inerzia si dovrebbe parlare di momento di inerzia, perché siamo di fronte ad un’inerzia non lineare ma rotazionale.
Il momento di inerzia della racchetta, come quello di tutti i corpi in rotazione, è dato dalla somma della massa presente in tutti i punti della sua lunghezza; le parti più distanti dall’asse di rotazione avranno però un’importanza maggiore, perché essendo più distanti da esso si muoveranno ad una velocità maggiore, mentre quella parte del manico che si trova sopra o vicino all’asse di rotazione sostanzialmente non incide sull’inerzia della racchetta. Da questo si può intuire come l’inerzia rotazionale dipende dall’asse di rotazione che si prende in considerazione. Lo stesso corpo può avere una diversa inerzia rotazionale a seconda del modo con cui lo si fa ruotare: l’esempio più tipico è quello del martello, che fatto ruotare impugnandolo per il manico è decisamente più pesante, ma anche più potente, che se preso per la testa.
Analogamente a quella lineare, l’inerzia rotazionale esprime la resistenza che la racchetta riceve al cambiamento nel suo stato di quiete o moto, per cui una racchetta con inerzia elevata avrà un’elevata capacità di imprimere energia alla pallina, ma sarà anche più difficile accelerarla e muoverla nelle diverse direzioni, quando viene tenuta per il manico. Il termine inglese esprime il concetto più chiaramente: l’inerzia, o swingweight, indica il “peso nello swing”, come il peso puro e semplice indica il peso statico, cioè la fatica che richiede la racchetta nel tenerla in posizione verticale o per il centro di massa. Considerare l’inerzia come un fattore di resistenza, ci fa capire come sia ottimistico pensare che una racchetta dotata di maggiore inerzia sia di per sé capace di generare più potenza.
Due racchette dello stesso peso possono avere un’inerzia diversa, se hanno un bilanciamento diverso. Le case costruttrici giocano su questi due elementi, peso e bilanciamento, per produrre attrezzi dalle caratteristiche diverse, anche se ci sono dei chiari limiti, di carattere generale e individuale: se l’inerzia è troppo bassa la racchetta è molto maneggevole ma diventa difficile produrre colpi di una certa potenza, mentre se l’inerzia è troppo elevata, diventa troppo stancante per il braccio.
All’inizio di questa pagina abbiamo detto che l’inerzia in una racchetta dipende dal suo peso e dal suo bilanciamento, cioè dal punto in cui si trova il centro di massa, ma poi è emerso che per essere più precisi si dovrebbe considerare l’effettiva distribuzione del peso nella racchetta, che potrebbe presentare delle variazioni dovute a restringimenti o allargamenti del profilo del telaio, all’aggiunta di materiali più pesanti in certe zone del telaio, ad eventuali strisce di piombo aggiunte per personalizzare la racchetta, ecc.
Come regola generale, tra due racchette dello stesso peso e della stessa lunghezza, quella con il bilanciamento più avanzato avrà un’inerzia maggiore.
Non bisogna comunque credere che l’inerzia sostituisca interamente il dato del peso in una racchetta. L’inerzia indica la resistenza che la racchetta oppone all’essere ruotata intorno all’asse di rotazione che si trova intorno alla mano, ma a ben guardare la dinamica del colpo, si verifica un movimento complesso che comprende diversi assi di rotazione, perché il giocatore utilizza tutte le articolazioni di cui dispone (il  piede, il ginocchio, l’anca, la spalla, il gomito, il polso); comunque, con buona approssimazione si può considerare l’asse di rotazione del movimento principale come posizionato a circa 10-20 centimetri oltre l’inizio del manico. Inoltre, il movimento di rotazione non è l’unico movimento che viene compiuto: oltre ad essere ruotata, la racchetta viene anche spinta in avanti con l’intero braccio, e dunque il dato del peso rimane comunque interessante per conoscere la maneggevolezza e la stabilità all’impatto della racchetta.
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Come misurare il bilanciamento della racchetta

Come per il peso, occorre distinguere tra il bilanciamento della racchetta non incordata e quello che si ottiene dopo aver montato le corde. L’incordatura sposta in avanti il bilanciamento di circa 1-1,2 centimetri (con lievi variazioni a seconda del tipo di corde utilizzato e dell’ampiezza del piatto corde, che comporta l’uso di una diversa quantità di corde). Occorre fare attenzione, perché alcune case produttrici comunicano il valore del bilanciamento della racchetta incordata, mentre altre (come ad esempio la Dunlop) quello della racchetta non incordata. Noi faremo riferimento al bilanciamento della racchetta incordata, quello che viene misurato nei test svolti con macchinari come il Racket Diagnostic Center della Babolat o il Precision Tuning Centre di Prince, e che troviamo nei servizi offerti dalle riviste specializzate come Il Tennis Italiano e dai siti online.

Occorre poi distinguere tra il metodo di misurazione usato in Europa continentale e nei Paesi anglosassoni. In Europa continentale il bilanciamento viene misurato in centimetri a partire dal manico. Nei Paesi anglosassoni invece si utilizza la terminologia “head light” o “head heavy”: in pratica se il bilanciamento è al di sotto della metà della lunghezza della racchetta, si parla di head light, cioè la racchetta viene considerata “leggera in testa”, mentre se il bilanciamento è oltre la metà della lunghezza della racchetta, si parla di “head heavy”, cioè la racchetta viene considerata “pesante in testa”. Se invece il bilanciamento si trova esattamente a metà della lunghezza del telaio, si parla di bilanciamento neutro (even balance). La scala usata è l’ottavo di pollice (un pollice è uguale a 2,54 cm), quindi all’incirca 3 millimetri (per l’esattezza 0,3175 cm).

Prendiamo ad esempio una racchetta di 3 punti “head heavy”: essa avrà il baricentro di 0,3175*3=0,9525 cm, quindi circa un centimetro, al di sotto della metà della lunghezza della racchetta. Per convertire questo valore nel sistema europeo, dobbiamo conoscere la lunghezza della racchetta: se la lunghezza è standard (68,58 cm), il baricentro si troverà a (68,58/2)-0,9525= 33,3375 cm.

Come si può notare, la differenza tra il sistema europeo e il sistema anglosassone non riguarda tanto l’unità di misura, quanto il fatto che il sistema anglosassone ci dice direttamente se il centro di massa si trova prima o dopo la metà della racchetta, il che potrebbe sembrare utile per avere facilmente un’indicazione delle sue caratteristiche.

Il sistema europeo invece di dice soltanto a quale distanza dall’inizio del manico si trova il baricentro, il che non è equivalente al sistema anglosassone, perché non tutte le racchette hanno la stessa lunghezza, anche se in pratica la maggior parte di esse è di lunghezza standard (68,58 cm).

Ad esempio, una racchetta standard avrà il suo bilanciamento neutro a 34,29 cm, mentre una longbody da 70 cm avrà il bilanciamento neutro a 35 cm. Dunque due racchette che secondo il sistema anglosassone hanno lo stesso bilanciamento, se hanno lunghezza diversa non lo avranno secondo il sistema europeo.

Non riteniamo comunque che le informazioni in più date dal sistema anglosassone siano particolarmente utili, perché una racchetta di lunghezza standard dal bilanciamento neutrale (la metà di 68,58 cm corrisponde a 34,29 cm) è già di fatto molto sbilanciata verso la testa, quantomeno rispetto ai nostri canoni di qualità della racchetta. In pratica, possiamo usare il sistema anglosassone per scartare a priori tutte le racchette head heavy, ma anche le racchette di pochi punti “head light” sono di fatto già troppo sbilanciate verso la testa.

Le due seguenti tabelle consentono di convertire i dati di bilanciamento dal sistema europeo a quello anglosassone. Cominciamo con la racchetta standard.

Bilanciamento racchetta standard (68.58 cm)
Sistema europeo-centimetri   /   Sistema anglosassone -punti (ottavi di pollice)
31                                            10 head light
31,5                                           9 head light
32                                              7 head light
32,5                                           6 head light
33                                              4 head light
33,5                                           2 head light
34                                              1 head light
34,29                                            Neutro (even balance)
34,5                                           1 head heavy
35                                              2 head heavy
35,5                                           4 head heavy

Tab. 1 – Confronto tra la misura del baricentro nelle racchette di lunghezza standard tra il sistema europeo e quello anglosassone.

Vediamo ora il bilanciamento delle racchette long body: esse in genere non sono anche head heavy, perché altrimenti sarebbero troppo poco maneggevoli.

Racchetta longbody (70 cm)
Sistema europeo-centimetri / Sistema anglosassone –punti (ottavi di pollice)
31                                        13 head light
31,5                                     11 head light
32                                         9 head light
32,5                                      8 head light
33                                         6 head light
33,5                                      5 head light
34                                         3 head light
34,5                                      2 head light
35                                            Neutro (even balance)
35,5                                      2 head heavy

Tab. 2 – Confronto tra la misura del baricentro nelle racchette longbody tra il sistema europeo e quello anglosassone.
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Bilanciamento della racchetta

Se prendete in mano una penna biro senza tappo e cercate di tenerla in bilico sul vostro dito tenuto in orizzontale, il gioco vi riuscirà solo se appoggerete la penna intorno al suo centro. Se ora mettete il tappo sulla penna, per tenerla in bilico con il dito sarete costretti ad appoggiarla più verso l’estremità dove è collocato il tappo stesso. Questo perché il tappo ha spostato il centro di massa (o baricentro) della penna verso una delle due estremità.

Una penna rimane in equilibrio su un dito se appoggiata in corrispondenza del suo centro di massa

Anche le racchette, come le penne e tutti gli altri oggetti, hanno un loro centro di massa, che non corrisponde necessariamente alla metà della loro lunghezza. Il bilanciamento (balance) misura appunto il punto in cui si trova il centro di massa.

Il bilanciamento è importante perché determina il punto intorno al quale la racchetta tende a ruotare all’impatto con la palla; si può dire che la racchetta si comporti come se tutta la sua massa fosse concentrata in quel punto.

Vi sono racchette bilanciate verso il manico (o meglio, vi erano durante l’epoca del legno, perché di fatto oggi sono scomparse), altre bilanciate intorno alla metà della lunghezza del telaio, e altre ancora bilanciate verso la testa.

Anche se negli ultimi 15-20anni sono state introdotte sul mercato racchette molto sbilanciate verso la testa, le racchette migliori sono quelle bilanciate verso il centro o verso il manico.

Le racchette sbilanciate verso la testa hanno un comportamento simile a quello di un martello (non a caso alcuni modelli come la Wilson Hyper Hammer portavano il termine “martello” nel nome!): all’inizio è difficile iniziare il movimento (non a caso le racchette di questo tipo sono leggere, altrimenti sarebbero troppo difficili da maneggiare), ma poi, una volta partita, la racchetta tenderà a proseguire il movimento da sola e colpirà la pallina ad alta velocità 

Nel capitolo precedente abbiamo visto come una racchetta leggera sia meno efficiente rispetto ad una pesante. Ciò non toglie che per una persona dotata di poca forza, sia più facile usare una racchetta leggera e imprimerle una certa accelerazione, piuttosto che una pesante.

Se ci si abitua a questo tipo di racchetta, giocare può sembrare facile, soprattutto i colpi da fondo campo. Più difficile giocare le volée e i colpi di tocco, dal momento che, come abbiamo detto, è difficile manovrare un martello, se non per picchiare duro senza troppi pensieri. Viceversa, maneggiare un martello al contrario, cioè prendendolo per la testa, è estremamente facile, anche se naturalmente non sarà facile produrre un colpo della stessa potenza, perché avremmo quasi tutta la massa nella mano.
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Peso della racchetta: variazioni nel peso reale

Le singole racchette prodotte possono avere un peso effettivo diverso rispetto a quello dichiarato dalla casa produttrice. Alcune case produttrici riportano anche un margine di tolleranza che ritengono accettabile rispetto al valore dichiarato, che dunque viene posto come dato medio.

In genere una differenza di pochi grammi, diciamo 2 o 3, è accettabile, mentre non consideriamo accettabile uno scarto superiore, che tra l’altro può anche modificare il bilanciamento, che come vedremo è un altro elemento importante per le caratteristiche di gioco del telaio. Consigliamo pertanto prima di acquistare una racchetta di chiedere al rivenditore di pesarla con una bilancia di precisione, senza corde e senza l’eventuale confezione (plastica copri manico ecc.), e verificare che il peso corrisponda a quello dichiarato. Un controllo andrebbe fatto anche sul bilanciamento. In caso di piccole differenze, magari scoperte dopo l’acquisto, è possibile rimediare aggiungendo delle strisce di piombo apposite nelle zone giuste della racchetta più leggera. (v. la pagina sulla personalizzazione).

Le racchette sono fabbricate seguendo uno standard stabilito dalla casa costruttrice, ma spesso il fabbricante è un’azienda che riceve in appalto l’ordine di costruzione. Se si legge l’etichetta riportata sulle racchette, nella maggior parte dei casi ormai si leggerà “Made in China”.

In genere le racchette che rispettano maggiormente i dati dichiarati sono quelle fabbricate da aziende che non hanno delocalizzato la produzione, come fanno ancora alcuni marchi, soprattutto per i modelli di fascia alta, simili a quelli usati dai professionisti.

Il consiglio: la maggior parte dei giocatori dai 15 anni in su si troverà bene con una racchetta il cui peso va dai 295 ai 300 grammi. Una ragazza o una donna non allenata o dalle braccia sottili può optare per una racchetta leggermente più leggera (intorno ai 280-290 grammi).

Il peso della racchetta può essere una questione delicata soprattutto per le donne, perché tra le donne le differenze in termini di forza, almeno riguardo ai livelli di forza necessari per maneggiare senza problemi una racchetta da tennis, sono maggiori che tra gli uomini. Un assiduo delle palestre avrà molta più forza che un uomo sedentario, ma un uomo sedentario avrà probabilmente abbastanza forza da maneggiare una racchetta da 300 grammi senza grossi problemi, e comunque sarà in grado di abituarcisi in fretta.

Se attualmente giocate con una racchetta più leggera di quella consigliata e intendete cambiare racchetta, potete aumentare il peso e sceglierne una dal peso consigliato. Se invece attualmente giocate con una racchetta più pesante, e non avete problemi (né fatica né dolori vari), rimanete puro sullo stesso peso.

Se avete molta forza, se vi allenate regolarmente con i pesi in palestra, e se siete abituati a giocare con racchette più pesanti, potete optare per una racchetta ancora più pesante.

La seguente tabella offre un’indicazione sul peso della racchetta a seconda del tipo di giocatore o giocatrice.





















Tipologia di giocatore
Peso racchetta non incordata (grammi)  
Ragazza o donna poco allenata, con braccia sottili      280-290
Ragazze e ragazzi dai 15 anni in su, adulti295-300
Giocatrice agonista con braccio forte e allenato300-315
Ragazzo o uomo con braccio forte e allenato da 315 in su

Se non siete sicuri su quale peso potete permettervi, cercate un negozio che consenta di provare una racchetta, scegliendone una di un certa categoria di peso, che abbia però anche le altre caratteristiche indicate nel corso di questa guida. Ricordate che non state provando quella racchetta, ma quella categoria di peso.
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Peso della racchetta: una questione di compromessi

Bene, fino ad ora abbiamo visto che una buona racchetta deve avere un certo peso, non deve essere un fuscello. Ok, ma quanto deve pesare?

Prima di rispondere a questa domanda, occorre tenere presente che il tennis è sì uno sport di potenza, ma è anche uno sport di resistenza, e che è uno sport di forza, ma anche di tocco. E spesso i game decisivi in un match arrivano dopo ore di estenuante lotta.

Certamente, non sarebbe una buona idea quella di perdere una partita perché il braccio è stato sfiancato da una racchetta che pesava come un macigno. Disporre di un’arma che nei primi venti minuti ci fa sembrare dei fenomeni e poi ci costringe ad arrancare strisciando per il resto dell’incontro, non è certo la soluzione migliore. È altresì chiaro che se una racchetta fosse veramente pesante, se ad esempio immaginiamo una racchetta così pesante che fosse addirittura impossibile sollevarla, non sarebbe una grande idea e l’ingegnere non verrebbe promosso.

Una racchetta troppo pesante per il braccio di un giocatore, per quanto egli riesca in qualche modo a manovrarla, tenderà comunque a rimanere indietro, arrivando in ritardo all’appuntamento con la palla. Per compensare a queste difficoltà il giocatore tenderà a contrarre i muscoli in maniera eccessiva, con il rischio di infortunarsi.

Queste considerazioni potrebbero sembrare contraddittorie e l’intera questione potrebbe sembrare complicata. Ed è bene che sia così, perché in questo modo stiamo entrando nella giusta ottica, e stiamo cominciando a capire che quando si parla di scegliere (e prima ancora, di costruire) una buona racchetta da tennis, si tratta di trovare i giusti compromessi tra esigenze diverse.

Torniamo dunque a bomba e cerchiamo di individuare il giusto peso per una racchetta da tennis. Dobbiamo trovare un peso ragionevole, che ci consenta di picchiare duro senza perdere di precisione, ma anche di manovrare agevolmente, di arrivare in qualche modo sulla palla anche se siamo in ritardo, di buttarla di là con il solo uso del polso anche quando sembrava impossibile, ecc.

La conclusione è che la racchetta deve essere la più pesante possibile, però nel nostro personale range di maneggevolezza. In altre parole, se siamo in grado di maneggiare con facilità una racchetta che arriva fino a 320 grammi, sceglieremo una racchetta da 320 grammi. Dunque, non la più leggera, ma la più pesante, compatibilmente con la nostra forza fisica e il nostro stato di forma.

Ma come facciamo a sapere quale peso ci possiamo permettere in una racchetta? In primo luogo, dobbiamo tenere presente che, entro certi limiti, è possibile allenare il braccio e abituarlo ad usare una racchetta di un certo peso. Inoltre, abbiamo a disposizione l’esperienza fornitaci dagli altri giocatori. Se consideriamo che moltissimi giocatori, dagli adulti alle ragazze nell’età dell’adolescenza, usano facilmente racchette che pesano intorno ai 300 grammi non incordate, possiamo considerare questo peso come punto di partenza.

Se vogliamo definire un range di peso ottimale dunque, per la maggior parte delle persone, maschi e femmine dai 15 anni in su, possiamo indicare quello che va 295 ai 305 grammi.

Occorre tenere presente che già una differenza di 10 grammi ha la sua importanza, perché secondo la ben nota formula f=ma, la forza prodotta dalla racchetta in movimento è il risultato della massa moltiplicata per l’accelerazione, per cui 10 grammi ad alta velocità hanno un effetto dell’ordine di chilogrammi.

Peso iniziale e peso totale
Quando parliamo del peso della racchetta, dobbiamo saper distinguere il peso iniziale, cioè quello del telaio ancora non incordato, dal peso finale dell’attrezzo che effettivamente viene usato, peso finale che comprende naturalmente le corde, più eventuali accessori come l’overgrip e il gommino antivibrazioni. Considerando un peso di circa 15 grammi per le corde, di 8 grammi per l’ovegrip e di 2 grammi per l’antivibrazioni, il peso finale può aumentare facilmente di circa 25 grammi rispetto al peso iniziale.

Le case costruttrici dichiarano il peso del telaio senza corde,  che è quello a cui noi facciamo riferimento, ma a volte nei siti e nelle riviste dove si trovano le recensioni e le prove sul campo, si parla del peso della racchetta incordata. Anche solo considerando le corde, occorre tenere presente che esse possono essere più o meno spesse e di materiali diversi, e dunque più o meno pesanti, e inoltre può variare l’ampiezza dell’ovale (o piatto corde) della racchetta, e dunque può aumentare la quantità di corde utilizzata tra racchette diverse.
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Il peso della racchetta


“Giocate con la racchetta più pesante che potete manovrare con agio”, Jack Kramer, grande campione di tennis (1921-2009).

Il peso (weight) è una delle grandezze fondamentali in una racchetta da tennis. La maggior parte delle racchette presenti nei cataloghi attuali delle case costruttrici va da poco più di 250 a 340 grammi. La politica delle case costruttrici degli ultimi decenni, da quando sono state definitivamente abbandonate le racchette di legno, il cui peso medio si attestava intorno ai 400 grammi, è stata quella di offrire attrezzi sempre più leggeri. Questa tendenza però si è arrestata quando ci si è accorti che oltre un certo livello di leggerezza, le racchette offrivano più svantaggi che vantaggi, tanto che i giocatori professionisti continuano a giocare con modelli che non sono sostanzialmente cambiati da quando all’inizio degli anni ’80 sono stati introdotti i primi modelli in grafite.

Dal canto loro, i produttori continuano a spingere il pubblico ad acquistare racchette leggere, facendo leva sulla promessa di una maggiore facilità di gioco, promessa che indubbiamente viene mantenuta per i giocatori alle prime armi. Inoltre, le case produttrici continuano a sfornare modelli nuovi, presentando nuove e rivoluzionarie applicazioni tecnologiche, per cui presentano telai leggeri e rigidi, a cui vengono aggiunti sistemi di smorzamento delle vibrazioni che dovrebbero proteggerebbe da fastidi tipici come il gomito del tennista. Il fatto che i giocatori professionisti non usano questi modelli ipertecnologici e non hanno il gomito del tennista, ci fa però capire in che direzione dobbiamo guardare se vogliamo trovare una racchetta di buona qualità in senso assoluto.

Dunque, va sfatato il mito, che per la verità non ha mai convinto gli addetti ai lavori, che una racchetta leggera sia migliore di una pesante.

Quando impugniamo per la prima volta una racchetta esposta in un negozio sportivo infatti, non dobbiamo limitarci a considerare la facilità con cui la teniamo in mano, né ha molto senso provare a simulare il gesto di colpire la palla a vuoto. Per capire quali sono i fattori che influenzano le prestazioni di una racchetta dobbiamo invece partire dalla considerazione che essa deve sostenere l’impatto con la palla, imprimendole la velocità e la direzione dai noi desiderata.

Dal momento che la palla ha un peso costante (da 56,7 a 58,5 grammi), più una racchetta è pesante, più disporrà di una massa in grado di opporsi all’impatto con la palla stessa.

In termini generali, possiamo dire che più una racchetta è leggera, meno sarà stabile all’impatto con la palla nei colpi decentrati, e dunque meno controllo offrirà in questo tipo di colpi, che comunque si verificano con una certa frequenza per tutti (e tanto più per i non professionisti); inoltre una racchetta leggera, a parità di velocità con cui è mossa fornirà meno potenza, e per questo ci costringerà ad ampie e veloci sbracciate per dare un po’ di potenza al colpo, riducendo ulteriormente il controllo, dal momento che come è ovvio, eseguire un movimento a velocità maggiori ne riduce la precisione.

Potrà forse sembrare strano, ma una racchetta leggera, per quanto il suo bilanciamento sia spostato verso la testa, è anche meno efficiente, e dunque richiede un maggior lavoro per ottenere un determinato risultato (cioè spedire dall’altra parte del campo la palla ad una determinata velocità).

Una racchetta leggera, poi ci esporrà ad un maggiore rischio di infortuni, perché subirà maggiormente l’impatto con la palla (come accade ad esempio ad un’automobile dal peso contenuto rispetto ad una più pesante), rallentando maggiormente la sua corsa, e trasferendo i contraccolpi dell’impatto, soprattutto nel caso di un impatto decentrato, sul braccio di chi la impugna, con il risultato di aumentare lo shock nei confronti del sistema muscolo-tendineo.

Viceversa, più una racchetta è pesante, più sarà stabile all’impatto, fornendo nello stesso tempo potenza e controllo, e inoltre ridurrà lo shock al momento dell’impatto e dunque il rischio di infortuni.

Per quanto riguarda la potenza, se è vero che a parità di velocità della racchetta al momento dell’impatto, una racchetta più pesante trasferirà più energia alla palla e dunque le imprimerà una velocità maggiore, è anche vero che all’atto pratico non vi è un reale rapporto tra peso della racchetta e potenza, nel senso che all’interno del range di peso che ha la maggior parte delle racchette, cioè dai 280 ai 370 grammi, la velocità massima di palla che può essere generata è più o meno la stessa: una racchetta più leggera potrà essere spinta dall’apparato muscolo-scheletrico del giocatore con più velocità, e dunque il risultato in termini di velocità prodotta sarà più o meno lo stesso.

Dunque, il peso della racchetta influisce sul controllo e sulla riduzione dello shock, mentre in termini pratici ha un ruolo trascurabile sulla potenza. È vero però che chi è abituato ad un certo swing, cioè ha i colpi ormai “registrati” in termini di ampiezza e velocità, potrebbe generare più potenza con una racchetta leggermente più pesante rispetto a quella a cui è abituato, purché il peso in più non gli impedisca di eseguire i movimenti a cui è abituato.
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Le parti della racchetta

Quando intendiamo effettuare l’acquisto di un’automobile, ci informiamo sulle singole caratteristiche che ci interessano, come il livello dei consumi, la cilindrata, ecc.

Con la racchetta dobbiamo fare la stessa cosa, ed è più semplice di quello che si potrebbe pensare. Certamente occorrerà familiarizzarsi con un minimo di concetti scientifici, ma non c’è bisogno di essere un fisico del CNR per sapere scegliere una racchetta. Dopo aver letto questa parte della guida, sarete in grado di entrare in un negozio e di confrontare le racchette esposte con facilità, senza neanche chiedere aiuto ai commessi!
Cominciamo dunque a familiarizzarci con concetti come punta, piatto corde, gola, gommino antivibrazioni, razze, grip e manico.

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Racchetta: quale scegliere?

Il metodo migliore per scegliere la racchetta è scomporla nelle sue caratteristiche più importanti. Lunghezza, peso, inerzia, rigidità, piatto corde ecc., si possono combinare fra loro in infiniti modi, generando confusione se non si conosce il loro valore. Grazie a questa guida sarete in grado di valutare una racchetta semplicemente prendendola in mano ed esaminandola. Non è difficile. Noi vi diremo come fare.
Altri metodi presentano indubbi svantaggi. Affidarsi al negoziante, ad un maestro o ad un presunto esperto può essere pericoloso: non è detto che queste persone conoscano realmente i principi alla base del funzionamento delle racchette, a partire dalle leggi fisiche e biomeccaniche che ne sono alla base, né che siano in grado di capire le esigenze altrui e quale tipo di racchetta si adatta meglio ad un determinato tipo di giocatore. Affidarsi alle impressioni altrui e alle recensioni può essere fuorviante perché diverse persone daranno giudizi diversi della stessa racchetta, a seconda della loro forza fisica, del livello di gioco, del tipo di colpi, della racchetta con cui sono abituate a giocare ecc.
Si può star certi che ogni racchetta troverà i suoi estimatori e i suoi detrattori. Va poi detto che vi è una forte spinta a vendere telai rigidi e leggeri, che influenza inevitabilmente anche i tester.
Alcuni negozi consentono di prendere in prestito una racchetta per fare una prova sul campo. Il problema è che per valutare una racchetta occorre provarla per parecchie ore, e vista l’importanza delle corde e del manico, spesso l’impressione che ci dà una racchetta in prova non è certo la migliore e la più corretta. Teoricamente, dovremmo provare la stessa racchetta con corde diverse e con tensioni differenti. Né del resto è possibile provare tutte le racchette che ci interessano o che sono in commercio.
Non ci resta che utilizzare un approccio teorico, basandoci su quanto emerso dalla ricerca scientifica degli ultimi anni in tema di racchette.
 
Ci adattiamo noi a lei o si adatta lei a noi?
Trovare una racchetta è come trovare un partner: quello perfetto non esiste. All’inizio, nella fase dell’innamoramento, si può pensare che tutto vada bene, anzi in genere accade questo, ma poi col tempo inevitabilmente si finirà per “scendere a compromessi”, per trovare gli aggiustamenti che consentano di andare avanti nel migliore dei modi. La cosa potrebbe anche non essere del tutto cosciente, ma si può stare certi che accade.
Con la racchetta da tennis accade esattamente la stessa cosa. Non sperate di trovare la racchetta perfetta: entro certi limiti, dovrete adattarvi voi a lei. La buona notizia è che entro certi limiti, come un buon partner o un buon paio di scarpe, anche lei si adatterà a noi. Come? Imparando a conoscerla sempre meglio, ma anche scegliendo e settando le corde giuste, oppure utilizzando i metodi di “customizzazione” di cui parleremo in seguito.
Quello che qui ci interessa sottolineare è che la cosa importante è scegliere la racchetta in base a criteri razionali e scientifici, in modo da minimizzare i problemi e le esigenze di adattamento, e da massimizzare i risultati.
Se credete nell’amore a prima vista, poi preparatevi a subirne le conseguenze! Noi però abbiamo scelto un’altra strada, e la percorreremo fino in fondo.
 
Bambini e ragazzi, uomini e donne, adulti e anziani
Naturalmente, le differenze di età e sesso contano. Ma meno di quanto si potrebbe pensare. Come vedremo, l’unica differenza veramente importante è quella tra i bambini e… tutti gli altri. A partire dall’adolescenza è infatti possibile utilizzare le racchette da adulti.
Vi sono poi le racchette speciali, quelle ultraleggere e ultratecnologiche, che oltre al fatto di costare quanto due racchette normali, non hanno particolari pregi. Ma di questo ci occuperemo più avanti.
 
Principianti, intermedi, avanzati
Un’altra differenziazione rispetto all’età può essere fatta in base al livello tecnico del giocatore o della giocatrice. Come vedremo, è utile tenere conto di questo, anche se la differenza nel livello tecnico è meno importante rispetto alla differenza nella forza e nelle condizioni fisiche di chi intende acquistare una racchetta.
Scegliere la prima racchetta è diverso che acquistarne una nuova quando già se ne possiede una e si gioca con una certa assiduità. Se si gioca da molto tempo e si hanno ormai registrati i colpi, si è ormai abituati ad eseguire i colpi ad una certa velocità, per cui cambiare attrezzo può risultare difficoltoso qualora se ne acquisti uno dalle caratteristiche diverse. Se non si è soddisfatti, si può entro certi limiti lavorare sulle corde, provando corde diverse in termini di materiale, tensione e calibro. È bene comunque conoscere i principi teorici per avvicinarsi alla racchetta migliore. In base alla conoscenza di questi principi è possibile poi indirizzare i giovani verso racchette che presentino un buon controllo, e soprattutto che siano in grado di proteggere dagli infortuni. Nonostante i cambiamenti degli ultimi anni, esiste una “corrente” di grandi campioni che va da Edberg a Sampras a Federer, che ha utilizzato e continua ad utilizzare racchette dalle caratteristiche simili.
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Scegliere la racchetta giusta

Categoria 1: Racchette per il miglioramento della potenza o del gioco[/b]
n questa categoria i produttori indicano le racchette orientate all'incremento della potenza. Nella maggioranza dei casi questo tipo di racchette presenta un piatto corde oversize, quindi ampio o molto ampio (690-871 cm²), sono leggere (227-269 grammi), lunghe (68.5-74 cm), rigide e sono bilanciate verso l’ovale (o bilanciate in maniera equilibrata) per mantenere peso sufficiente nella zona di impatto. Sono progettate per giocatori con movimenti più corti e lenti e per coloro che desiderano ottenere maggiore potenza dalla racchetta.

Categoria 2: Racchette Intermedie
Ci sono svariati modelli che uniscono le caratteristiche delle racchette per il miglioramento del gioco con quelle per giocatori avanzati. Sono spesso leggere/leggerissime (269-312 grammi), bilanciate con un ovale da parzialmente leggero sino a lievemente pesante, hanno un ovale intermedio, ovvero “midplus” (613-658 cm²), e hanno solitamente una lunghezza prolungata (69.8-71 cm). Questo tipo di racchette offre una potenza da medio-bassa a medio-alta ed è maggiormente indicata per giocatori di livello intermedio-avanzato che cercano una maggiore maneggevolezza.

Categoria 3: Racchette per il controllo o per giocatori avanzati
Sono le racchette che possono essere usate da professionisti, da giocatori di club o squadre di livello alto. Questi modelli sono caratteristicamente pesanti (326-368+ grammi), hanno un ovale più piccolo (548-632 cm²), un profilo più sottile e flessibile e un bilanciamento leggero nell’ovale per preservarne la maneggevolezza. Il risultato è una racchetta dalla bassa potenza, progettata per giocatori che sono già in grado di colpire con potenza e preferiscono una racchetta che offra maggiore controllo. Possono essere di lunghezza standard o prolungata.[/size]



Per la scelta della racchetta è necessario considerare i seguenti elementi:

  • Misura dell'ovale - La potenza è direttamente proporzionale alla misura dell’ovale: a parità di caratteristiche, un ovale più ampio darà maggiore potenza rispetto ad un ovale più piccolo. Un ovale ampio offre inoltre un’area d’impatto ed uno sweetspot maggiore, concedendo in tal modo maggior indulgenza nei colpi decentrati. Le racchette di oggi sono offerte con una misura dell’ovale che varia da 548 fino a 871 cm², tra cui le più comuni sono di 613-710 cm². Per molti giocatori queste misure dell’ovale offrono un compromesso tra potenza e controllo. In genere una racchetta con un ovale più piccolo attrae giocatori più esperti che desiderano un maggiore controllo, mentre una racchetta con un ovale più ampio attrae principianti e giocatori di livello intermedio che cercano più potenza ed uno sweetspot più ampio.

  • Lunghezza - Le racchette sono disponibili in una gamma di lunghezze che varia tra 68.5-74 cm, che è il limite regolamentare per la partecipazione ai tornei. Le racchette standard hanno una lunghezza di 68.5 cm. A parità di caratteristiche, una racchetta lunga fornisce un maggior allungo nelle palle di risposta, incrementa la leva nel servizio e complessivamente fornisce più potenza rispetto alle racchette di misura standard. Per la maggioranza dei giocatori, passare da una racchetta di lunghezza standard ad una con 1.25-2.5 cm in più non comporta normalmente grossi problemi. La maggior parte delle racchette lunghe sono più leggere rispetto alle loro equivalenti di lunghezza standard allo scopo di conservarne la maneggevolezza. Infatti, aumentando la lunghezza della racchetta aumenta anche l'oscillazione dinamica. Allungando semplicemente la racchetta a 68.5 cm senza diminuire il peso può avere come risultato un “bastone” poco maneggevole.

  • Peso e bilanciamento - Questi due elementi influenzano maggiormente ciò che si percepisce quando si impugna la racchetta e si colpisce la palla. Qualche concetto basilare: a parità di caratteristiche, una racchetta pesante conferisce più potenza e stabilità e trasmette meno vibrazioni rispetto ad una racchetta più leggera. Una racchetta leggera è più maneggevole e di conseguenza il giocatore è in grado di muoverla più rapidamente. Se ciò corrisponde al vero, una racchetta leggera mossa rapidamente genererà la stessa potenza di una racchetta pesante mossa più lentamente? Questa questione è stata ampiamente dibattuta da quando Wilson introdusse nel 1990 le racchette Hammer. Fino a quel momento, le racchette avevano un peso medio di 340-368.5 grammi ed erano bilanciate con l’ovale leggero (o manico pesante). La “tecnologia” Hammer di Wilson ridusse il peso complessivo delle racchette (283-312 grammi), ma distribuì più massa nell’ovale con un bilanciamento conseguentemente più pesante in quest’area. L'idea era di migliorare la maneggevolezza senza sacrificare la potenza aggiungendo peso nella zona d'impatto della racchetta. Da allora il peso delle racchette è sceso costantemente ed ora la maggioranza dei produttori propone racchette con un peso inferiore a 283 grammi. Una racchetta leggera è anche migliore? Non necessariamente. Allora qual è il peso ideale della racchetta? E il miglior bilanciamento? Ed è meglio il bilanciamento leggero nell’ovale, pesante nell’ovale o piuttosto equilibrato? Per rispondere a queste domande è necessario avere un punto di riferimento. Quanto pesa la vostra racchetta attuale? Il bilanciamento è leggero o pesante nell’ovale? Di quanto? Se non ne siete a conoscenza, potete inviare un’e-mail a informazione.it@tenniswarehouse-europe.com e, se disponibili, invieremo le specifiche tecniche del produttore.
    Inoltre, desiderate una racchetta più leggera, più pesante o dal peso simile? L’ovale leggero, pesante o equilibrato? Probabilmente non ne avrete idea fino a quando non giocherete con la racchetta. Se non ne avete la possibilità, ecco alcune linee guida sui vantaggi e gli svantaggi di pesi e bilanciamenti differenti.

    - Racchette pesanti dall’ovale leggero: preferite dalla maggior parte dei giocatori professionisti, queste racchette sono spesso definite come “tradizionali in peso e bilanciamento”. Normalmente pesano 312-368.5 grammi e hanno un bilanciamento leggero nell’ovale da 1.27 a 3.81 cm al fine di mantenere la maneggevolezza. In molti casi queste racchette sono definite anche racchette “del giocatore” in quanto, generalmente, sono maggiormente orientate al controllo e progettate per giocatori in grado di fornire autonomamente potenza ai colpi.

    - Racchette leggere dall’ovale pesante: svariati anni fa Wilson scoprì che era possibile realizzare una racchetta ancora più maneggevole senza ridurre il peso nell’ovale. Sottraendo peso al manico, la racchetta era complessivamente più leggera pur conservando la massa nella parte superiore del telaio dove avviene il contatto con la palla. Questo era il concetto dietro la realizzazione dei telai Hammer e Sledge Hammer. Di conseguenza, molti altri produttori di racchette hanno introdotto racchette leggere dall’ovale pesante (e dal bilanciamento equilibrato). Il vantaggio di questo tipo di racchetta è di aumentare la maneggevolezza senza sacrificare la potenza, specialmente nei colpi di rimbalzo. Gli svantaggi sono meno chiari; alcuni “esperti” sostengono che la riduzione del peso aumenti l'ammontare delle vibrazioni trasferite a polso, gomito e spalla. Alcuni giocatori che sono passati da racchette dal peso e il bilanciamento tradizionali a racchette leggere e dall’ovale pesante lamentano di non sentire la racchetta “solida”. Chiaramente non si può ottenere tutto. La riduzione del peso della racchetta altera la sensazione di gioco, in meglio o in peggio. Ricordate: se la racchetta è troppo leggera è sempre possibile aumentarne il peso. Ridurlo, invece, è praticamente impossibile.




  • Rigidità del telaio - Il livello di deflessione del telaio all'impatto con la palla ha effetti diretti sul suo potenziale di energia. Una racchetta rigida flette meno e di conseguenza sottrae meno energia alla palla. Una racchetta flessibile flette maggiormente e causa una maggiore perdita di energia. Un luogo comune tra i giocatori è che una racchetta flessibile, che si piega maggiormente all’indietro, restituisca più potenza alla palla a causa dell'effetto catapulta. In realtà la palla rimane sulle corde per 3-5 millesimi di secondo, molto meno di quanto impiega il telaio a ritornare nella posizione iniziale. Di conseguenza, il telaio di una racchetta non “restituisce” energia alla palla, la assorbe in misura minore o maggiore in base alla rigidità del telaio. Rispetto alle racchette flessibili, le racchette rigide non deflettono nella stessa misura all'impatto e assorbono di conseguenza una potenza minore.
    Tuttavia, la rigidità della racchetta non influisce solamente sulla potenza. Sono in gioco anche controllo e comfort. In genere, una racchetta che offre più potenza consente un controllo minore ma, comunque, ciò dipende in gran parte dal tipo di giocatore e dalla sua abilità. Un giocatore avanzato può preferire una racchetta flessibile perché riesce già a colpire con movimenti rapidi e potenti. Una racchetta rigida può essere troppo potente per questo tipo di giocatore e come conseguenza si otterrebbero delle palle troppo lunghe. Per un principiante o un giocatore intermedio una racchetta rigida che non flette molto all'impatto può conferire un controllo maggiore. Della stessa opinione può essere un giocatore avanzato con colpi corti e compatti. Superato un certo livello di rigidità, le racchette rigide sono generalmente meno confortevoli rispetto a quelle più flessibili. Infatti, un telaio molto rigido trasmette all'impatto una quantità maggiore di vibrazioni a polso, gomito e spalla rispetto ad una racchetta dal telaio medio-rigido. Il comfort è difficile da misurare: ogni giocatore ha una distinta percezione di ciò che è confortevole. Ad ogni modo, i giocatori con problemi al braccio e/o alla spalla traggono generalmente maggiore beneficio da una racchetta la cui rigidità varia da flessibile a medio-flessibile e dovrebbero evitare racchette rigide o molto rigide. Un effetto meno conosciuto della rigidità del telaio è l'ammontare di rotazioni che possono essere generate. In genere, le racchette rigide permettono di generare meno rotazioni rispetto alle racchette flessibili in quanto la palla abbandona più rapidamente il piatto corde.


  • Schema delle Corde - Spesso non considerata da molti giocatori amatoriali, la densità dello schema delle corde influenza molti aspetti della performance complessiva e della sensazione di gioco trasmessa da una racchetta. Quando parliamo di densità dello schema delle corde ci riferiamo ad un piatto corde aperto e fitto (o chiuso).
    Un piatto corde aperto fletterà di più all'impatto rispetto ad un piatto corde chiuso, procurando così un maggiore rimbalzo alla palla. Incordate con la stessa tensione (in racchette simili), un piatto corde aperto non si percepirà così “teso” come uno piatto corde fitto. Inoltre, un piatto corde aperto permette un maggiore potenziale alle rotazioni poiché la palla può conficcarsi maggiormente sulle corde a causa degli spazi più ampi. I giocatori che cercano più rotazioni trarranno maggior beneficio da uno schema corde aperto. Il prezzo da pagare però è la riduzione della durata delle corde. Uno schema aperto permette alle corde di muoversi più liberamente aumentando così le abrasioni che causano la rottura delle corde.
    Un piatto corde fitto non fletterà molto all'impatto con la palla e restituirà quindi meno energia di rimbalzo. Le corde con un’incordatura fitta offriranno inoltre un minore potenziale alle rotazioni, ma dureranno più a lungo rispetto ad una racchetta simile con uno schema corde più aperto. Generalmente, le racchette con uno schema corde fitto sono preferite dai giocatori che non colpiscono con molte rotazioni e che cercano un controllo migliore, così come dai giocatori che amano colpire topspin potenti e che ricercano corde dalla durata maggiore.

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